domenica, luglio 30, 2006

Approvato (finalmente) l'indulto

Il tanto, e trasversalmente, richiesto indulto è arrivato. Votazione lampo come non se ne vedevano da tempo. Giovedì 27 luglio il testo è stato approvato dalla Camera con 460 sì, 94 no e 18 astenuti e ieri l'iter si è concluso al Senato con 245 sì, 56 no e 6 astenuti. A nulla sono servite le proteste, decisamente ridicole, di Antonio di Pietro e della sua inventata “autosospensione” da ministro per poterle mettere in atto. Un asse trasversale tra la maggioranza (con l'eccezione dei Comunisti Italiani) e l'opposizione (escluso An e Lega) ha fatto sì che questo gesto di clemenza, più volte chiesto, potesse essere realizzato. Al di là delle sterili polemiche, anch'esse trasversali – non erano in molti infatti nell'Ulivo ad essere contenti – l'indulto era estremamente necessario. La situazione nelle carceri italiane è molto grave e il problema del sovraffollamento è tutto tranne che finto. Con questo provvedimento saranno 12700 i carcerati liberati, 16677 i beneficiari tra chi sconta una pena alternativa, 13336 quelli in prova ai servizi sociali e 3341 i beneficiari tra chi si trova agli arresti domiciliari. Non di vero e proprio “colpo di spugna” si tratta, infatti le regole per poter godere di questo provvedimento sono precise: possono beneficiarne tutti i condannati in via definitiva per i reati commessi entro il 2 maggio 2006, con condanne non superiori ai 3 anni o, nei casi di pene pecuniarie, con importo non superiore ai 10000 euro. E non potrà usufruire del gesto di clemenza chi è stato condannato con pene accessorie (temporali o permanenti), chi si è macchiato di terrorismo, associazione sovversiva, devastazione, saccheggio, strage, sequestro, associazione di stampo mafioso, prostituzione minorile e pedopornografia, tratta di persone e schiavismo, riciclaggio, traffico produzione e detenzione di sostanze stupefacenti e usura. L'indulto inoltre sarà negato per chi, tra i beneficiari, si macchierà di un reato con pena definitiva non inferiore ai 2 anni, in modo tale da scongiurare l'ipotesi che chi verrà liberato possa macchiarsi di reato grave e dimostrarsi quindi recidivo. L'ultimo indulto italiano è stato fatto 16 anni fa, nel 1990, mentre la richiesta – applaudita da tutti ma messa in pratica fino a ieri da nessuno, tanto meno trasversalmente – fatta al Parlamento da Papa Wojtyla risaliva al 2002. Se vogliamo fare dell'analisi politica, viene facile pensare a come questo provvedimento sia il primo ad essere attuato con la logica della intesa allargata che tanto piace all'Ulivo – soprattutto tra i non prodiani – e a Forza Italia.


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