per digerire certe stronzate
Come mi divertono queste cose. Da matti. Uno ultimamente ha così poco tempo da dedicare al blog che si stupisce comunque di come questo, ad un certo punto, viva di vita propria almeno fino a quando le energie dispensategli dal sottoscritto sono sufficienti anche durante i miei periodi di assenza. Probabilmente è citato, probabilmente è linkato a qualche sito più frequentato di questo. Probabilmente non è poi così una cazzimma come mi sembra tante volte. Sta di fatto che pur in deficit tremendo di scrittura – sì, certo, una parolina di qua e una di là: ma siamo seri! – Ordine Generale è letto costantemente da qualche decina di individui al giorno, il che mi rende un uomo felice e – di più! – come scrivevo all’inizio mi diverte “da matti”.
Qualche giorno fa, preso da un clima da Premio Nobel che pareva avesse invaso la stampa italiana degli ultimi giorni, mi auguravo che il Nobel per la letteratura non andasse a quel personaggio simpatico che è Roberto Benigni. Perché sarebbe stata la ciliegina sulla torta dell’insulto che il Nobel è diventato; ed essere proprio un italiano la ciliegina, il tocco finale per affossare definitivamente nella merda un premio che ne è già ricoperto per un buon 75% e che tra l’altro ha comunque i suoi nani e le sue ballerine – vedete Al Gore, e fatelo voi o nano o ballerina – da dover promuovere a tutti i costi – che fosse un italiano, dicevo, non m’andava giù. E per di più, sarebbe inutile nasconderlo, quell’italiano che semmai sarebbe potuto essere in lista per il Nobel alla letteratura non poteva essere Benigni, per il semplice fatto che di Letteratura – la maiuscola non mi è scappata – non ne ha mai prodotta bensì si è sempre abbeverato alla fonte altrui – Dante – per poi risputare sul pubblico tutta l’acqua che preventivamente aveva tenuto in bocca, mischiata a spruzzi di saliva e a grumi di cibo rimastogli infilato tra i denti dal pranzo – leggasi: Dante re-impastato di invettive non dantesche ma begninesche, roba dei giorni nostri, ‘na tristezza allucinante, a cavallo tra l’aulico e il burino.
Ovviamente non ho fatto pubblico questo mio pensiero allora come sto facendo ora, perché non ne avevo tempo e perché, qualora i tromboni del Nobel avessero davvero assegnato il premio a Benigni, ovviamente non avrei avuto voglia di passare le mie giornate a giustificare affermazioni convinte dinnanzi ad un pubblico in estasi e con la parte razionale definitivamente surclassata da quella fanatica del cervello – fanatica per il comico, s’intende. Mi sono limitato a definire il nostro come una “marmitta”, anche se in verità quasi subito mi sono accorto di aver, se non proprio scentrato il bersaglio, quanto meno sbagliato l’immagine a corredo. Intendevo, semmai, una di quelle marmitte smarmittate, quelle dei motorini degli adolescenti, tutt’un fracasso e una rottura di coglioni – insomma, avrete capito: e invece ho messo lì la fotina di una marmitta nuova fiammante nel suo luccicare, a suo modo un oggetto prezioso.
Poi, comunque, capita che il pubblico del comico - ovvero quelli che ci speravano, quelli che facevano il tifo, quelli con la parte razionale surclassata dalla parte fanatica - ci sia rimasto male: dopo Dario Fo, come dar loro torto?, a livello teorico il Nobel a Benigni ci poteva anche stare. E allora questi fruitori di letteratura – e la maiuscola l’ho dimenticata apposta – non trovano di meglio da fare che, anziché capire perché Doris Lessing sì e Philip Roth no e comunque Benigni no assolutamente, è troppo anche per il Nobel – questi elementi, dicevo, cosa fanno? Sfogano tutta la loro frustrazione qui, su Ordine Generale che pur se è in carenza di attenzioni da parte del suo curatore – carenza, si spera, assai temporanea – ospita tutto, le loro scorengette comprese. E volete sapere cosa hanno lasciato detto, nello spazio dei commenti, al sottoscritto? Che “marmitta sarai tu brutto stupido…”. Eh eh, stupidini! E i tre puntini di sospensione, di grazia, ce li hanno messi loro e non io, forse perché non sapevano che farsene della punteggiatura dentro la loro frase e hanno pensato bene di utilizzarli tutti alla fine, giusto per non buttarli via. O magari erano solo tre i puntini a loro disposizione e li hanno usati per staccare questa prima da una seconda, ancor più infantile, affermazione. Anzi, invito. Precisamente a marmittarmi “il c***”. Culo? Oppure i tre asterischi – ché la mamma non vuole che scriviate parolacce – sono a casaccio e intendevate il cazzo? Non mi riesce di capire il metodo, urgono spiegazioni. Ho provato con l’uno e con l’altro e pur se queste cose mi divertono da matti, non ho prodotto risultato alcuno. Questa notte non ci ho dormito.
0 Commenti:
Posta un commento
Iscriviti a Commenti sul post [Atom]
<< Home page