È dalle piccole cose che si riesce ad interpretare perfettamente il pensiero di una persona. Una smorfia (anche piccolissima), un labbro arricciato, la fronte che si contrae, il sopracciglio che si alza, un lieve sorriso o l’occhio che strabuzza. Tutti segni inequivocabili, che spesso vediamo nei nostri interlocutori o a nostra volta utilizziamo nelle manifestazioni del nostro pensiero che ci sfuggono dal controllo. Ora, immaginate di essere in uno studio televisivo, ospiti di una trasmissione. Mettiamo che quella trasmissione sia, chessò – per fare un esempio tanto in voga in questi giorni - , Matrix di Enrico Mentana. E poniamo – si fanno supposizioni, eh! – che il tema della giornata sia il terrorismo di matrice islamica e l’espulsione – sacrosanta, perché certe sue affermazioni erano inequivocabili – di un Imam dall’Italia, in base alle norme del decreto Pisanu entrato in vigore dopo gli attentati londinesi del luglio scorso. Ecco, dopo che avete immaginato tutto questo fate un altro piccolissimo sforzo; immaginate che davanti a voi ci sia una giornalista rossa – di capelli, di credo – che si professa neo studiosa di Islam solo perché in qualche modo ha in culo Bush e gli Americani; una che ha mollato la conduzione di uno dei telegiornali di punta in Italia per andare sul fronte, con la sua bella tesserina dell’Ordine e il suo bravo taccuino, per poi scrivere libri. Per l’amor di Dio, la cosa di per sé va bene, non c’è niente di male a fare ciò in cui si crede, e se il suo credo è inviare missive anti-americane da Baghdad, beh, è solamente una dei tanti. Ma ritorniamo al nostro studio televisivo; ora, immaginate che il conduttore – bersagliato nel giorno dopo il debutto, ma pur sempre grande giornalista e persona di enorme intuito nonché intelligenza – abbia preparato insieme ai suoi collaboratori un gran bel servizio: entrare nelle moschee di Milano, Bologna e Roma e chiedere ai vari Imam – colleghi dell’espulso di Torino – di condannare (o meno) il terrorismo Islamico, con i suoi kamikaze e i suoi morti innocenti. Immaginate che in tutti e tre i casi si fa una generale – e all’acqua di rose – condanna con tantissimi, troppi, distinguo. Poi pensate che uno dei tre Imam – se non errano i miei pensieri e il mio taccuino, era quello di Bologna – dica che Al Qaeda ha ragione, che l’America è uno schifo. E che la Palestina, con i suoi kamikaze nelle discoteche di Israele, combatte una guerra di liberazione. Ecco, fermiamoci qui un attimo. Perché in regia nella trasmissione del conduttore un po’ bastonato dalla critica – persino da me – ma pur sempre intelligentissimo, ci sta un regista che è sicuramente degno del conduttore. Uno che stacca dalle immagini dell’Imam di Bologna lasciando però l’audio, e volge le telecamere prima ad un politico della Lega – che, a onor del vero, è impassibile fuori ma immaginiamo incazzatissimo dentro – e poi, proprio sull’argomento Palestina e guerra di liberazione, inquadra la nostra giornalista ex di un telegiornale e ora inviata di lusso dal fronte, dove scrive libri su libri. Proprio nel momento in cui si giustificano i kamikaze palestinesi perché combattono una guerra di Liberazione – purtroppo il regista non è stato così scaltro nella parte “l’America fa schifo, Al Qaeda ha ragione” – lei fa un sorriso. Non ci si può sbagliare, è il sorriso di chi è compiaciuto. Se siete donne, è il sorriso del vostro ragazzo nel mentre e subito dopo un lavoretto orale con i fiocchi (viceversa se siete uomini il sorriso della vostra donna nel più forte degli orgasmi). Insomma, quel misto di riconoscenza e soddisfazione che rendono l’espressione quasi inebetita. Ragazzi, state ancora immaginando? Perché tutto ciò è successo veramente. Ieri sera, da Mentana, la protagonista è Lilli Gruber. Una che dopo quel sorriso per quelle dichiarazioni, è andata avanti prima spacciandosi per super esperta di Islam (quando in studio c’era Massimo Introvigne, vero studioso di Islam), giusto per argomentare contro le dichiarazioni di Gibelli (Lega Nord), e poi con affermazioni a dir poco imbarazzanti come “alcuni studi dimostrano come il terrorismo sia al 95% legato all’occupazione di territori da parte di popolazioni straniere” – strano, non sapevo che proprio Ground Zero fosse colonia islamica millenni fa – “Nei kamikaze la religione non centra” – se intendiamo quelli giapponesi del Conflitto Mondiale siamo d’accordo, ma in una trasmissione che parla di Islam si intendono cose ben precise che esulano dal coinvolgere il popolo nipponico - o ancora “La guerra non è stata fatta per democratizzare l’Iraq ma per la presunta presenza di armi di massa e per i legami di Saddam con Al Qaeda”. Come se democratizzare un paese – per usare un’espressione Gruberiana – fosse un crimine o una cosa ingiusta, così come ingiusto sarebbe sospettare – perché “sospettiamo che in Iraq ci siano armi…” e non “In Iraq ci sono armi…” – o conoscere legami di un dittatore con un nucleo terroristico. Scusate lo sfogo, ma stamane avevo promesso questo post un po’ incarognito. Quasi come la nostra giornalista dal fronte ieri sera, ogni qualvolta Gibelli o Introvigne – il quale da vero studioso ne sa sicuramente più di lei – aprivano bocca.
3 Commenti:
Democratizzare un paese è sacrosanto, muovergli guerra dopo aver convinto l'opinione pubblica internazionale con false motivazioni non altrettanto. Il sorriso, poi, non era compiaciuto ma semmai un'espressione che diceva "Questo non va proprio a mio favore, ma in fondo la realtà è più complessa delle parole". E la competenza della Gruber sull'Islam di certo non deriva esclusivamente dalla sua condizione di inviata o per l'aver scritto due libri sull'argomento. Non è tutto così semplice... Con rispetto, Libermente.
Post Straordinario!
La Gruber si è dimostrata arrogante nelle sue argomentazioni pro Islam da grande studiosa. Soprattuto in virtù del fatto che davanti a lei sedeva Massimo Introvigne che, nonostante a sinistra possa stare sulla palle scrivendo sul Giornale, è un vero studioso di Islam.
@ robinik: thank you! ;)
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