Mi sono scoperto berlusconiano
Mi sono scoperto berlusconiano. Sì, ci ho messo un po’ di tempo. E non che lo sia diventato per convinzione. Quello no, sarebbe davvero dura. È che tutto questo parlare del Cav. mi ha spinto a pensare seriamente a quale fosse la mia posizione – e ve ne deve fregare, vi sto che il blog dovrebbe essere anche un diario. Dunque, ieri sera Berlusconi chez Bonolis mi ha convinto. Di avere un presidente del Consiglio che è uno giocherellone; che si commuove quando vede – e commenta – la foto della famiglia, quando ricorda che i suoi “bambini” – la più giovane dei quali ha suppergiù 25 anni – fanno a turno a dormire con lui nel lettone di Macherio, quelle due-tre sere la settimana che passa a casa. Come non commuoversi? Oppure quando ha raccontato di essere stato “licenziato” dall’orchestrina che aveva con Fedele Gonfalonieri, proprio perché il presidente di Mediaset, allora il Maestro della banda, si lamentava del fatto che il giovine Silvio passasse troppo tempo giù dal palco con le dolci donzelle anziché sulle assi a muovere le dita sulla tastiera del contrabbasso. O quando ha parlato di mamma Rosa, 90 anni suonati, che ha tenuto una conferenza stampa al posto suo, debilitato dall’influenza, un giorno su una nave da crociera. Come non commuoversi – via, almeno sorridere teneramente – innanzi a queste immagini? Immagini che, scusate non ho visto. “Che ti commuovi a fare?” rantola il brontolone laggiù, in fondo alla sala, con tono tra la domanda retorica e l’insulto pensate. Mi commuovo perché stamane mi è capitato di fermarmi un secondo a farmi i cazzacci miei – un caffé, una sigaretta, una telefonata. E di sentire in quel luogo dove il mio cervello svolazzava, una chiacchierata tra due ragazze – 20 anni ad occhio e croce – riguardante proprio i fatti raccontati qualche riga sopra, ovvero quanto accaduto ieri sera al Senso della Vita di Paolo Bonolis, ospite il Cav. Certo, mi sono dimenticato di omettere due cose. La prima, in seguito al racconto della puntata, una delle due – la più bella, ma questo è un dettaglio inutile – aggiunge con aria schifata un “che tristezza!”. La seconda – più bruttina – dice anche “Sì, come ‘sta cosa che vuole governare di più e andare a votare a maggio. Se si è deciso ad aprile, si voti ad aprile!”. E io, che ho sentito il sapore del sangue per i morsi sulla lingua che mi davo, mi sono trattenuto, anche se un bel “ragazzetta mia, chi dice che si vuole governare fino a maggio? E che è?, non ce li date quindici giorni in più? No, eh? Andavano bene – andava bene a Ciampi – solo quando nel 2001 li chiese Amato e nessuno che provò a fiatare?”. Poi vi chiedete come ho fatto a commuovermi – il racconto delle due era davvero coinvolgente - e a scoprirmi berlusconiano, io, che non l’ho mai nemmeno votato.
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