giovedì, agosto 31, 2006

c'è posta per te

Da La Stampa del 31.08.2006, rubrica “Posta e Risposta”, pag. 29

Durante le vacanze mi è capitato di vedere dei vicini d'ombrellone leggere determinati quotidiani (Il Giornale e Libero) e da lì in avanti non sono più riuscito a guardare quelle persone con occhio sereno. Va detto che non solo le loro letture ma anche le loro affermazioni hanno contribuito a questo disagio, una situazione che, in qualche modo, si potrebbe definire razzismo giornalistico. Allora mi sono detto: ma se un quotidiano piuttosto che un altro riesce a far guardare in modo sospetto una persona, figuriamoci cosa riesce a fare una diversa religione... Non posso però dimenticare quando, tanti anni fa, vedevo qualcuno leggere l’Unità e fra me e me, elettore di centro, pensavo in tono bonario: “Quello è un comunista”, ma se la stessa persona mi avesse chiesto di fare una partita a briscola, non avrei avuto problemi. Allora perché oggi tutta questa cattiveria? Semplice: qualcuno l'ha alimentata e la classe politica ha grandi responsabilità. Inoltre, guardando i titoli di prima pagina dei due quotidiani sopraccitati, è abbastanza semplice capire perché una persona può arrivare a non apprezzare chi li legge. Ma queste sono sensazioni. La verità è che, acquistando i tre quotidiani, si può constatare che quello dichiaratamente a sinistra mantiene una linea pulita e mai offensiva, gli altri due, che fanno finta di essere neutrali, hanno come routine quotidiana l'offesa. Tanti anni fa, mai avrei pensato anche per un sol giorno di 'comprare «L'Unità» (episodio che, comunque, non si ripeterà), ma vedendo cosa c'è in edicola è senz'altro il minore dei mali. Mi scusino i miei avi, ma i tempi sono veramente cambiati. Firma
Segue risposta di Lucia Annunziata, curatrice della rubrica Posta e Risposta, e già dal titolo capirete da voi il motivo per cui si glissa più che volentieri sulle sue parole.

Caro xxx,
facciamo finta che le rispondo tramite La Stampa, ma giusto finta perché in verità non ho la benché minima voglia di scrivere a lei tramite il quotidiano torinese. Perché lei, e mi perdoni, mi serve come tramite. Mi funge da perfetto esempio del classico italiano cui la classe politica – come lei in modo lucidissimo non ha mancato di sottolineare – ha alimentato la cattiveria. Non lo faccio per farmi i fattacci suoi, ci mancherebbe; lo faccio per sottolineare come a quelli come lei non venga in mente altro da fare, e in spiaggia per giunta, che scrutare le letture dei suoi vicini di ombrellone. Cosa peraltro di per sé innocua: si sa che la curiosità, nel genere umano, è forte. Fortissima. Il fatto è che da queste sue occhiate, e vedendo – orrore – che i suoi vicini leggono il Giornale e Libero – è riuscito a farsi anche un’idea su come questi stessi personaggi possono essere. E dal momento che afferma – con orgoglio mal celato – che con questi loschi figuri non ci farebbe nemmeno una briscola, l’idea che si è fatto non pare essere delle più rosee – e mi chiedo cosa le sarebbe venuto in mente se il banchiere accanto a lei, accarezzando i capelli della moglie, leggesse il Marchese de Sade. Poi compie un errore madornale, peggio di quello precedente: paragonare il lettore di centrodestra a quello di centrosinistra. Di più, a quello comunista dell’Unità, con tutto il repertorio di ricordi che riaffiorano lentamente, e la mente si proietta direttamente alla Messa della domenica mattina, la piazza giocosa, le campane a festa e il comunista con il quotidiano di Gramsci nella tasca della giacca. Chiesto perdono agli avi per aver acquistato una copia del giornale, per uno come lei “elettore di centro”, incriminato, aggiunge anche che sul piano della carta stampata il centrosinistra è sobrio. Mentre infatti Libero, si sa, con quei titolacci di Feltri che sembra di essere in un paese del terzo mondo – vero che il suo pensiero è stato questo? – non può essere letto che da caproni, l’Unità – perbacco! – è perbene, e poi sono compagni di coalizione, mica se ne può parlare male. Dicevo, ha affermato che il giornale dei Ds è sobrio. Con quale faccia, mi scusi? Ha mai letto l’Unità attentamente? Questa Unità, si intende. Quella che lei ha acquistato considerandola il male minore salvo poi giurare per iscritto che l’acquisto è da vedersi come episodio isolato e quindi non si ripeterà più. È mai andato oltre il titolo di prima pagina – anche se in certe giornate basterebbe solamente quello? Non si è accorto dell’incredibile campagna di odio alimentata contro Silvio Berlusconi per tutto il tempo della sua legislatura? Quando se non era mafioso era un dittatore. Detto sobriamente, per carità. Ma – mi creda – esistono modi carini e gentili anche per dire che alla sorella altrui puzza l’alito da fare schifo, sta poi all’intelligenza dell’interlocutore comprendere correttamente il contenuto del discorso. Contenuto che, nel caso dell’Unità, puzza di malafede.
Carissimo xxx, mi offre anche l’occasione per affrontare un tema che era nella mia testa da un po’ di tempo e che aveva bisogno di uno stimolo, nella fattispecie il suo, per venire fuori. L’Unità è un organo di partito – più o meno burocraticamente, ma quel che basta per considerarlo tale dal punto di vista di linea editoriale – e gli organi di partito sono quello che sono. Lasciano il tempo che trovano. Tengono botta all’interno delle sezioni provinciali. Fanno impazzire quelli che la pensano così. Offrono notizie a mo’ di velina controllata – scrivono quello che vuole il partito, altrimenti che razza di organo di partito sarebbero? E né Il Giornale né tanto meno Libero possono fregiarsi di cotanto “onore”. Vero che parlano ad un determinato pubblico con una determinata idea, ma essi non sono condizionati in alcun modo da coloro i quali siedono in Parlamento e riescono a mantenere, sempre, almeno un briciolo di indipendenza. Ci rifletta su un po’ – lei e tutti quelli che la pensano come lei – e poi mi dica se quel giorno – inteso quello in cui, acquistando l’Unità, si è accorto che “i tempi sono veramente cambiati” – era più indipendente lei o il suo compagno di ombrellone. Dopodiché offra il mazzo di carte a quello in fianco a lei, quello che leggeva Libero e il Giornale. E si accorga che – sebbene l’abbia vista leggere l’Unità – una partita a briscola non gliela negherà di sicuro. Perché la strumentalizzazione politica è a lui sconosciuta. Tanti e cari saluti,

Ordine Generale

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