Bravo Sgarbi
L'arte è arte e non va mai discussa. Può piacere o meno, e questo è un puro fatto soggettivo, ma va sempre e comunque tutelata qualora non rechi offesa a persone, razze, religioni. E se Vittorio Sgarbi, assessore alla cultura di Milano, mostra un apprezzamento particolare per i graffiti del centro sociale Leoncavallo lo fa dall'alto della sua caratura artistica e culturale, oltre che per quel suo spirito di fiera indipendenza e provocazione che da sempre lo contraddistingue. Del tutto fuori luogo dunque le polemiche dei suoi colleghi di giunta, che si sono scagliati brutalmente contro le parole dell'assessore, mostrando come di graffiti la città sia (effettivamente) imbrattata, ma non capendo la differenza tra una semplice scritta deturpante e un disegno con un suo valore. Gli slogan come “No Tav – No Vatican” o “Nazi-Ratzinger” che campeggiano sui palazzi in pieno centro rappresentano sia offese che deturpo del suolo pubblico; al contrario graffiti collocati nei posti giusti danno colore e spiccano per le particolari tecniche con cui vengono eseguiti. E se tutti siamo d'accordo sul fatto che le scritte offensive e realmente deturpanti debbano sparire, la giunta milanese farebbe invece meglio a seguire il suo assessore anziché perdersi in sterili ed inutili strumentalizzazioni politiche. Sono trent'anni che la cultura metropolitana è imbastardita dai graffiti, e il non riconoscerlo nel 2006 è grave segno quantomeno di anacronismo.
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