Il falso scandalo dei filmati hard sui telefonini
Ci sarebbe poi tutto questo casino degli spogliarelli sui telefonini. Una cosa vecchia come il mondo, quella dello striptease. Una cosa che puntualmente scandalizza, fa notizia – che livello di notizia, non è dato a sapersi –, aizza istinti moralizzatori e assurde cacce al ragazzo che ha filmato e alla ragazza che ha mostrato. Tutti a puntare il dito contro, perché i soggetti sono giovani e c'è la paura di un giro di ricatti o peggio che le immagini finiscano in mano ad adulti i quali potrebbero trarre profitto e farle finire in mano sbagliata – insomma, tutti cori così quelli che si levano e che tanto piacciono all'italiano medio, quello che che storce la bocca guardando il servizio al Tg1. Accuse che si trasformano in pistolotti pseudo-benpensanti, e che però rimangono tali, perché poi nessuno si stupisce quando i fotogrammi degli stessi filmati finiscono in homepage persino sul sito del Corriere della Sera – per non parlare di quanto poi sia facile reperire interi filmati, tra YouTube e qualunque programma di file sharing; questo, semmai, viene chiamato “diritto di cronaca”, e allora capite voi come la cronaca diventi voyeurismo sdoganato per tutti, ma tant'è.
Stupisce che i magistrati facciano indagini, frughino nei telefonini degli adolescenti, nei computer, analizzino il tracciati delle navigazioni web. Stupisce sì, perché il magistrato dovrebbe essere persona alquanto intelligente e dunque comprendere da sé, senza imbarazzare figlioli e finti ignari genitori, che i telefonini degli adolescenti sono pieni zeppi di queste fotografie, pieni zeppi di immagini di amiche e/o compagne di scuole e/o fidanzatine che si mettono in mostra. Già, si mettono in mostra e – pensate un po' – la maggior parte delle volte nemmeno sono costrette; il ragazzetto torna a casa, accende il telefonino e – tu! tu! - ecco che arriva l'mms e aprendolo – stupore! - ci trovi le tette della tua compagna di banco che ha pensato bene di farla breve e conquistarti in modo impeccabile. Come faccio a sapere tutto ciò? Deduzione; mai avuto la fortuna, perché ai miei tempi le compagne di banco e il sottoscritto non avevano il telefonino, quindi di filmini o fotografie – in digitale – nemmeno a parlarne – ma in compenso, la cara e vecchia Polaroid, quella che la scattavi e te la sviluppavi da te andava di moda e, all'occorrenza, si è rivelata utile: ricordo di un'amica che doveva mandare delle sue fotografie al suo ragazzo di allora, che abitava in meridione, che mi chiese se conoscevo qualcuno che potesse prestarle la macchinetta “fai da te” per gli scatti; e che felicità quando, per ringraziarmi del “favore”, mi omaggiò con un paio di pose, e chissà dove sono finite.
Tutto questo per dire che scandalizzarsi dinnanzi a questi fatti non serve a nulla. Perché sono sempre successe e solamente per mancanza di adeguata tecnologia sono rimaste oscure fino all'altro ieri. Ma sarebbe ipocrita non ammettere che tutti hanno avuto una compagnia di banco che faceva le seghe a tutta la classe – e magari a te no – o che ci si imboscava per mostrarsi reciprocamente le grazie nascoste. O si facevano le feste in cantina con la bottiglia che girava sul pavimento, e non pensiate che esistesse solo la versione cinematografica, ovvero quella del bacio: mai provato con qualcosa di più? E in tutto questo non c'è – né oggi né allora – nulla che possa far pensare a prostituzione, forme di violenza o quant'altro, quelle semmai arrivano dopo ma non sono la conseguenza diretta di queste pratiche: anche la violenza è sempre esistita.
Questi fatti venivano sottoscritti con taciti e perfettamente consenzienti accordi, regolati dall'ormone che, dai tredici anni in su, si fa sentire in corpo in modo sempre più massiccio. Tutto senza il supporto dei telefonini, di internet, delle webcam. Le vicende rimanevano stampate nella mente e, al massimo, ci si poteva vantare con gli amici, magari esagerando un po' nella narrazione, ma mai mancando di rispetto. Forse sta proprio qui la differenza: anche se avessimo avuto la tecnologia a disposizione, mai ci saremmo sognati di divulgare i contenuti di queste nostre marachelle private; nemmeno per compiere la più atroce e perfida delle vendette. Ora la tendenza è più diffusa, e i figli del web non si fermano dinnanzi a nessuno strumento che la tecnologia, sempre più veloce, mette loro a disposizione. Ai magistrati, che avranno avuto anche loro tredici anni, converrebbe indagare più su questi fatti. Perché, ad esempio, se io e la mia compagna ci facciamo i cazzi nostri sul telefonino – ed eventualmente avvalendoci della possibilità di divulgare in modo consenziente i contenuti in Rete, anche solo per una ristretta cerchia di persone – non commettiamo nulla di male, e ci dispiacerebbe assai che qualcuno un giorno venisse a renderci conto di quella complicata ma formidabile – credetemi – posizione dell'altra sera, solamente perché ci piace riguardarla, nell'intimo di casa nostra, sul telefonino.
Forse è meglio vietare la possibilità, per le persone minorenni, della divulgazione coatta tramite telefonini ed internet; ma tutti meglio di me sapete che è una battaglia persa in partenza, perché già è una norma basilare quella che per cui una volta fatta la legge si scova l'inganno, ma nell'iper veloce e comunitario ambito tecnologico, acquista ancora più significato.
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