martedì, dicembre 12, 2006

Lo strano progetto di Casini

In Italia si parla di ritorno del grande centro. Pierferdinando Casini ha smarcato il suo partito, l'Udc, dalla Casa delle Libertà e la cosa sembra avere, per la prima volta, una sua fondatezza almeno negli intenti, nonostante sia in effetti troppo presto per formulare un giudizio circa il futuro del centrodestra italiano. Ma il presidente dell'Unione dei Democratici di Centro è andato oltre: non solo ha fatto trapelare il desiderio di vedere un cartello politico classicamente di centro ritornare forte e avere i numeri per competere politicamente in Italia, ma ha anche invitato Clemente Mastella a dimettersi dagli incarichi ministeriali del governo Prodi e di correre con lui alle prossime elezioni politiche. Un invito che sembra fatto apposta per essere esteso tacitamente a tutti i vecchi democristiani che si sono sparpagliati – un po' di qua e un po' di là – nei vari partiti di questo bipolarismo tutto all'italiana – e che Mastella, per il momento, non ha accettato pur avendo fatto intendere di gradire.

Se la cosa possa avere o meno futuro, è impresa ardua a dirsi. Perché in primo luogo occorre analizzare quello che è il pensiero di Casini e capire a che tipo di gioco vuole giocare, ovvero comprendere i motivi del suo smarcarsi nettamente dalla Casa delle Libertà e di questo suo desiderio di vedere riunificati in un unico grande centro tutti i politici di tradizione democristiana o che si sentono tali.

Consideriamo due mosse. La prima, quella di andare oltre il bipolarismo che c'è attualmente in Italia pur mantenendo uno schema fondamentalmente bipartitico. Ciò può avvenire solo ed esclusivamente tagliando le ali estreme delle due coalizioni, ovvero comunisti vari e rifondati a sinistra, e neofascisti assortiti e più o meno convinti a destra. Con due doverosi distinguo: mentre a sinistra le componenti massimaliste hanno forte peso all'interno della coalizione, raggiungendo insieme circa il 10% dei consensi dell'Unione, a destra (escludendo la Lega, estrema per la sinistra ma che all'occorrenza, vedi il 1996, diventa un partito di agnellini), le varie Fiamme ed Alternative Sociali non solo hanno lo zero virgola qualcosina ma, ad eccezione di Alessandra Mussolini europarlamentare, non hanno rappresentanza nelle due Camere italiane. Un bipolarismo di questo tipo piacerebbe molto a Casini, il quale si troverebbe nella condizione di poter dialogare – ed allearsi - all'occorrenza con entrambi i poli, essendo monchi delle componenti estreme che mai gli sono andate a genio e che, se tanto servono per vincere, dopo la vittoria tengono in scacco il governo e lo sottopongono a ricatti, tarpando le ali moderate e riformiste – e l'Unione, in questo senso, è l'emblema di questo disastroso scenario.

La seconda ipotesi sarebbe quella di creare un alleanza politica di centro, che si collochi al di fuori di uno schema bipartitico e che, come già ipotizzato, raccolga al suo interno tutte le componenti politiche democristiane distribuite ora in modo equo tra destra e sinistra. Questa soluzione per Casini è sicuramente la più efficace e anche la più desiderata, sebbene è quella con minor facilità di realizzazione. Prima di tutto bisogna vedere chi è disposto ad accettare la scommessa e ad aggregarsi; facile pensare all'Udeur e a buona parte della Margherita, nonché qualcuno dentro Alleanza Nazionale o nei partiti minori che sono resistiti, con percentuali bassissime, a tangentopoli e al Pentapartito (Repubblicani, seppur come “satellite” di Forza Italia e Liberali, non i Socialdemocratici probabilmente più interessati al Partito Democratico di sinistra). Molti ex democristiani stanno anche in Forza Italia, ma in questo caso il discorso è diverso: la forte contrapposizione tra Berlusconi e Casini porta i sostenitori dell'uno automaticamente ad allontanarsi dall'altro.

Ammesso anche che qualcuno aderisca al nuovo progetto, questo deve raggiungere una percentuale alta, cosa che al momento sembra improbabile se non altro per la mentalità fortemente bipolare che ormai attanaglia l'elettore medio italiano, abituato molto più dei cosiddetti “addetti ai lavori” (politici e opinionisti) a ragionare o a destra o a sinistra. Per dire, se anche Casini riuscisse a tirare su il 20% dei consensi, rosicchiando sia a da una parte che dall'altra, si troverebbe comunque nella condizione di dover stringere un alleanza o con la destra o con la sinistra, mancando nei fatti il conseguimento di un progetto di restaurazione del centro politico italiano.

Se poi dovessero prendere vita i due progetti di partito unico, il Partito Democratico per la sinistra e il Partito delle Libertà a destra, difficile che ci sia spazio nel mezzo per un soggetto politico genuinamente di centro, soggetto politico che si vedrebbe schiacciato da due colossi in termini di consensi elettorali.

Dunque quella di Pierferdinando Casini è una scommessa – come egli stesso ha ribadito in una puntata di Porta a Porta – che non solo la gente comune ma anche la sua stessa base, politica ed elettorale, dovrà valutare. Sarebbe infatti interessante conoscere il parere dell'elettore dell'Udc circa questo distacco “coatto” dalla Casa delle Libertà; se, per dire, dovesse prevalere nel popolo centrista un'opinione alla Giovanardi (cosiddetto “berlusconiano nell'udc”) vedo molto difficile in Italia la riproposizione della Democrazia Cristiana, semplicemente perché verrebbe a mancare la base elettorale per così dire primordiale. E il sentore è proprio in questo senso. Per il dolore di quelli che rimpiangono ma anche per la gioia dei molti i quali sperano di poter scongiurare il ritorno della Balena Bianca, con le sue mille correnti e correntine a capo di questo o di quel politico che si traducono in un'inutile – e già ampiamente vista – lotta interna, e con la prospettiva di un egemonia politica che potrebbe durare, come successe la prima volta, per altri cinquant'anni, con uso ed abuso dei peggiori tipi di inciuci. Ad andar bene.

[pubblicato sul blog ma non scritto per il blog. È un po' come fare palestra, a volte. Ma non offendetevi, cari i miei lettori, perché in fondo vi metto qui roba – robaccia? - in anteprima]


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