lunedì, febbraio 12, 2007

Il Calcio riparte nel modo più imbecille possibile, e intanto il problema di fondo rimane

Fare il moralista non è nelle mie corde. Odio i forcaioli, non sopporto chi fa le istruttorie con l'aria fritta, mi è indigesto chi è sempre pronto a puntare il ditino per indole personale tendente all'insofferenza o per ridicoli interessi di bottega. Insomma, credo di essere insospettabile nel dire che nella sua ripartenza dopo l’ennesimo morto, e nonostante tutto, il campionato di calcio è stato uno schifo. A Roma gli Ultras dell'Olimpico hanno fischiato durante il minuto di silenzio, e si sono girati di spalle per mostrare il loro disprezzo verso Filippo Raciti, ucciso da un teppista e "reo" di essere uno sbirro - e certo, il pubblico serio con il suo applauso ha coperto i fischi, ma il fatto rimane. A Vicenza sono stati arrestati quattro Ultras interisti perchè in possesso di fumogeni. E proprio un fumogeno ieri troneggiava solitario nello stadio di Bergamo, durante Atalanta-Lazio: come sia finito sugli spalti, è un mistero, dal momento che l'impianto era uno di quelli destinati a rimanere con le porte chiuse perchè inagibile. Questo il bilancio della prima giornata di calcio dopo i fatti di Catania (quelli calabresi di una settimana prima, nessuno li ha tenuti in considerazione). Ed è un bilancio tristissimo, condito però di belle parole da parte dei politicanti, di belle parole da parte dei presidenti dei club, compresi quelli le cui società usano stipulare patti con le tifoserie, e regalare i biglietti per le trasferte se non addirittura qualche compenso per il faticoso seguito (sul Corriere della Sera del 7 febbraio un interessante articolo ipotizzava un “utile” annuale di 5-600 euro, esentasse). Un bilancio, si diceva, fatto di tornelli montati in fretta e furia per poter permettere l'ingresso agli abbonati, e che hanno fatto la fine che si meritavano: dopo il primo giorno, a San Siro sono già rotti. Stupirci? E perchè mai, se han deciso di farne una questione di tornelli e non di cervelli, di cosa dobbiamo rimanere esterrefatti?
Lo abbiamo scritto già tante volte: non è un problema di tornelli, di biglietti nominali e di telecamere a circuito chiuso. O, almeno, non solo. E' anche e soprattutto un problema di cultura, un problema di ignoranza diffusa, una questione di mentalità: non sono solo gli stadi ad essere inagibili, lo è anche e soprattutto la mente di chi li utilizza per sfogare i propri odî e le proprie repressioni. Ecco dunque individuato il primo punto di cambiamento; finché le teste calde continueranno a perseverare nel loro stato di ignoranza culturale, di nuove ne nasceranno e ne cresceranno - e, inevitabile, finiranno per combinare qualche casino.
Leggevo in questi giorni su Panorama un servizio in cui alcuni vecchi capi Ultras dicono che, ai loro tempi, la preoccupazione principale era di entrare in contatto con la tifoseria avversaria. Una cosa abominevole, se ci si pensa, che ha prodotto scontri e talvolta stragi tremendi. Ebbene, questi vecchi Ultras hanno ammesso che ora nemmeno loro riescono a riconoscere le nuove generazioni, per il semplice fatto che ormai non è più neppure una ridicola questione di tifoseria; no, i giovani teppisti da stadio cercano direttamente lo scontro con le forze dell'ordine. Ecco la questione di cultura di cui sopra, e che andrebbe cambiata. Quell'ondata di "dagli allo sbirro", diffusa ovunque, trasversalmente alle tifoserie e al loro orientamento politico - distribuito in modo uniforme tra estrema destra ed estrema sinistra, a differenza di quello che ci vogliono far credere i soliti tromboni. Il disagio delle nuove generazioni porta a tutto questo, agli sfoghi organizzati sugli spalti non per motivi sportivi ma per una sorta di lotta intestina al paese che tende a debellare la figura di chi deve mantenere l'ordine pubblico.
Questa è la priorità da sistemare. Poi ben vengano gli stewart pagati dalle società e i seggiolini perchè in piedi non si deve più stare. Certo è che finché i nostri politici intitolano un'aula del Senato ad un giovane manifestante diventato eroe solo perchè un poliziotto, difendendosi dall'attacco, ha agito prima di lui, e si dimenticano poliziotti e illustri uomini e economisti come Marco Biagi, vittime del terrorismo - ecco, finché anche dai piani alti l'insegnamento è questo, pare normale che poi per tutta Italia spuntino slogan vergognosi firmati da un acronimo che, riprendendo una canzone manifesto degli hooligan, addita tutti i poliziotti come bastardi.

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2 Commenti:

Anonymous Anonimo ha detto...

il senso dell'articolo è giusto ma hai beccato il classico strafalcione mediatico.

"gli ultras dell'Olimpico". Come se tutti i gruppi ultras abbiano fischiato e girato le spalle. In realtà lo hanno fatto solo i BOYS (il gruppo più politicizzato -estrema dx- della curva). Non solo "il pubblico serio" ha applaudito (tanto l'ultras per i media non è mai serio per definizione), ma anche gli ALTRI gruppi ultras che sono in Sud e in Nord.

3:04 AM  
Blogger jo ha detto...

domenica ne abbiamo sentite ancora su scazzi tra ultras del gioco della palla,
poko fa al telegiornale sento (per caso ... io il calcio non riesco proprio a seguirlo) che il nuovo allenatore del Parma incita i giocatori all'incirca così:
dobbiamo vincere a tutti i costi e fare solo morti tra gli avversari
poi si rende conto dell'infelicità della frase e si scusa, ovvio era solo un modo di dire
conclusione... comincio a pensare questo del gioco della palla, non c'è proprio niente da fare, abbiamo sicuramente a che fare con degli scemi

1:21 AM  

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