tradimenti.
Mi viene in mente quella storiella che ogni tanto viene fuori, in quelle occasioni particolarmente ilari dove ci si raccontano cose già dette mille volte e che nonostante tutto riescono sempre a far ridere. E la storiella è la seguente, pari pari. Il mio caro amico lavora in un’azienda nella quale le finestre sono realizzate con i cosiddetti vetri “a specchio”, ovvero quei vetri in cui tu da dentro puoi guardare fuori ma non viceversa – se sei fuori, al limite, puoi giusto controllare lo stato della pettinatura suscitando grasse risate in quelli che stanno dentro che ti vedono come si vede un coglione allo specchio. Dicevo, enormi finestre con vetri a specchio. E quelle del suo ufficio danno su un parcheggio, di quelli tipici delle aree aziendali, pieni per metà di giorno con le macchine di chi lavora nelle vicinanze e grande via vai notturno di gente che arriva, scopa e se ne va. Contestualizzato? Andiamo avanti, perché qui arriva il nocciolo della storia. Capita che questo amico venga interrotto dalle urla di un suo collega che, quasi tutti i giorni, portando la faccia a schiacciarsi contro la finestra richiama l’attenzione di tutti verso un furgoncino, rosso, parcheggiato nel posteggio sottostante. Arriva il furgoncino, si ferma. Tempo due minuti arriva una macchina, una grossa berlina tedesca, scende una donna sulla quarantina e scatta velocemente sul furgoncino, le cui tendine si abbassano. E il furgoncino prende così a “molleggiarsi” a ritmi regolari, quelli tipici del su e giù. I colleghi – giura il mio caro amico – più volte hanno aperto la finestra accennando cori d’incitamento, e pare che la coppia una volta li abbia voluti anche ripagare di questo loro affetto mostrando velatamente una loro performance orale dal retro del furgone – ma qui, si potrebbe sconfinare nella leggenda metropolitana. Il tutto, ovviamente, in pausa pranzo.
illustrazione: René Magritte, "Gli Amanti" - 1928
Etichette: sesso, tradimento
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