sabato, agosto 19, 2006

Come ti liberalizzo l'aspirina

Quando, a proposito della vendita dei medicinali da banco all'interno dei supermercati, si levarono proteste non fu un atto sbagliato. Semplicemente al cittadino comune, probabilmente prima ancora che ai farmacisti, venne il dubbio che solo in pochi si potessero realmente permettere questo tipo di vendita. Il motivo è molto semplice: nella liberalizzazione proposta dal centrosinistra una clausola fondamentale alla vendita dell'aspirina e di altri medicinali di automedicazione nei supermercati è quella della presenza di un farmacista all'interno del supermercato stesso, cosa per la verità abbastanza inconcepibile per vari motivi. Primo, non si capisce perché il farmacista dovrebbe essere presente, quasi come forma di tutela nei confronti del cittadino, quando lo stesso cittadino quella medicina la può tranquillamente acquistare – e nella quantità che desidera – in ogni farmacia senza l'obbligo di esibire la ricetta del medico. Secondo, la vendita dei farmaci di automedicazione nei supermercati è un dovere per ogni paese che si rispetti, quindi anche per l'Italia; la cosa avviene tranquillamente in molti altri paesi europei e da parecchio tempo, solamente senza la presenza del farmacista. Terzo, in questo modo sono in pochi a potersi permettere un farmacista fondamentalmente inutile, perché nessuno lavora gratis e per garantire la copertura dell'intero orario di lavoro di un supermercato – solitamente di oltre 12 ore – sono necessari almeno un paio di turni, se non tre e dunque dai quattro ai sei farmacisti da stipendiare. È facile quindi capire come solo la grande distribuzione possa permettersi di sostenere una spesa di tale portata. E in Italia quando si parla di grande distribuzione, e per di più con coperture politiche, si parla di Coop. E fino ad oggi è successo che la Coop ha inaugurato i primi tre punti vendita di farmaci all'interno dei suoi supermercati a Bari, Ferrara e Carpi immediatamente dopo che il governo ha varato il decreto, ed è stata l'unica a farlo, quasi si fosse messa in moto sicura delle sue azioni – e coperta politicamente? È notizia di oggi che in quei tre punti la vendita di aspirine ha superato quella di pane e di latte. Un po' troppo per affermare che quelli di chi si era inizialmente lamentato erano semplici dubbi. E la prova della fondatezza delle lamentele arriverà quando – come già annunciato – si inizieranno a produrre i farmaci a marchio Coop. Che razza di liberalizzazioni sono queste se, al fine di migliorare il commercio e con la protesta delle varie categorie, si categorizza ulteriormente facendo sì che solo pochissimi – i pupilli – possano mettere in pratica i vantaggi dei decreti? Vantaggi di cui poi, alla fine, dovrebbe godere il cittadino.


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