sabato, settembre 30, 2006

Un disco alla settimana - 8

A questo giro, lo ammetto, volevo parlare dell'ultimo di Tom Petty. Ho cambiato idea in extremis e non perché il disco sia brutto. Semplicemente sul piatto – sì, l'antico piatto dei vinili che ancora tiene botta nell'epoca dell'iPod – avevo già un Lp che girava: In The Dynamite Jet Saloon dei Dogs d'Amour. Un nome che ai più dirà sicuramente nulla ma che andrebbe riscoperto. Era il 1988 e dall'Inghilterra arrivavano questi quattro rockers decisamente su di giri. Il loro percorso era quello – tipico – dei gruppi da club di quarta categoria, con l'odore di birra rancida e di vomito alla tequila, eppure non persero per nulla lo spirito carico e la voglia di far sentire la voce. Sempre e comunque strafatti, con preferenza verso le droghe tossiche e il vino rosso, abbigliati in abiti di raso e foulard di seta, l'immancabile sigaro in mano e un aspetto che strizzava l'occhio al piratesco, musicalmente si proponevano a cavallo tra la tradizione blues e rock'n'roll, con una spruzzata di voce di rodstewartiana memoria e di sfacciataggine tipicamente glamour. Confezionarono questo pregevole dischetto, ancora oggi probabilmente il loro lavoro migliore, il primo di una lunga serie che col tempo è andata qualitativamente calando fino a rasentare il ridicolo degli ultimi anni, con la carica tipica di chi è al debutto ma sa di avere un asso nella manica, e infatti la musa del successo almeno inizialmente li baciò, per poi – complici le loro “amicizie stupefacenti” - dimenticarsene in fretta. Numerose le canzoni che ancora oggi vengono eseguite dai Dogs e richieste a gran voce dallo zoccolo duro di die-hard fans: dall'opener Debauchery – il titolo dice molto già da sé – alla dolce How come it never rains fino al loro manifesto Last Bandit. L'album, lo dico subito, non è di facile reperibilità. La versione in vinile – inutile ribadirlo – potete trovarla o su Ebay oppure armandovi di pazienza e girando vecchi negozi e polverosi mercatini dell'usato, ammesso e non concesso che esista qualcuno tanto pazzo quanto squattrinato da volersi liberare dell'oggetto in questione – Ebay, è risaputo, è un mercato a sé diverso dal tradizionale negozio dell'usato. Esiste anche una copia in Cd del 1998 contenente anche l'Ep successivo e semi-acustico (e pregevole) “A graveyard of empty bottles”. Possiedo entrambe le versioni, la prima frutto di una contrattazione con chi era disperatamente alla ricerca di cash, la seconda acquisto quasi casuale in uno degli ultimi megastore Virgin che erano sopravvissuti alla prima ondata di chiusure e che, ovviamente, ora riposa in pace insieme agli altri. Ascoltarlo in vinile è una sensazione diversa e nettamente superiore al cd, il quale però possiede il vantaggio – non secondario – di contenere l'Ep successivo. A voi la scelta, e buona ricerca.

Un disco alla settimana old issues


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