Tanti auguri, iPod!
5 anni per ogni cosa è un traguardo importante. Una cifra tonda, la prima con un nome accattivante, un lustro, che fa impallidire lo squallido biennio. 5 anni per conquistare il mondo sono però pochi, pochissimi. Per cambiare così radicalmente le abitudini delle persone nel fare una determinata cosa, poi, è quasi come dire niente. E pensare che ha impiegato meno di cinque anni per abituare le persone che nel taschino della giacca non ci andavano solo le sigarette, bensì tutti i dischi che si possedevano in casa e buona parte – in alcuni casi tutti – di quelli che si sarebbero comprati nel corso della vita. Già, il 23 ottobre 2006 Steve Jobs presentava l'iPod, e forse nemmeno lui sperava di cambiare così tanto il mercato musicale, incidendo pesantemente sulla modalità con la quale la musica sarebbe stata fruita – e venduta - da allora all'eternità. Una scommessa, quella della Apple, che non ha influito solamente sul player, ma anche su mille altri fattori a questo collaterale. Non ultimo, la vendita dei Mac, che pare rialzarsi dopo aver visto acque non proprio limpide. 5 anni e ora in metropolitana “una persona su tre ha le cuffiette bianche nelle orecchie”, e non che le altre due non stiano ascoltando musica: probabilmente lo fanno da uno dei milioni di apparecchi che cercano, senza la benché minima possibilità di successo, di far concorrenza all'Ipod, re incontrastato. Forse solo la Sony con il Walkman – inteso come marchio registrato che ha dato origine a mille cloni – aveva fatto ed ottenuto tanto. E tanto fece per un po' di tempo, introducendo gli auricolari, il Walkman con l'autoreverse, il Dolby e la radio incorporati, addirittura la versione impermeabile all'acqua. E tutti l'avevano, tutti si ascoltavano le loro cassette, sognando al massimo un lettore di compact disc – il Discman – che avrebbe permesso la ricerca automatica e rapida dei brani. Nessuno immaginava di arrivare a tanto, quantificabile in migliaia di brani in una scatola di caramelle. E non solo musica, ovviamente. Un design incredibile, semplice ed accattivante allo stesso tempo. Versioni colorate e accessori di ogni tipo e una qualità sonora non paragonabile alle prime timide chiavette usb che permettevano l'ascolto di file caricati su di essi. A voler vedere, l'Ipod segna anche la crisi dell'mp3 inteso come formato di compressione. Perché mentre grazie al player Apple – e al Music Store – la vendita digitale di musica ha iniziato ad avere un suo mercato sempre più in espansione, allo stesso modo l'mp3 si è rivelato troppo debole per questo stesso mercato. A bassi bitrate, condizione ideale per la vendita digitale tramite download, l'mp3 perde in qualità. E infatti la Apple ti vende dei file Aac, perfettamente leggibili dal tuo iPod ma non da un altro player qualunque. E con una qualità nettamente superiore (circa il doppio) rispetto a quella dell'mp3 a parità di bitrate – basso: 128 kbit/s. Ma senza entrare troppo nei tecnicismi, l'iPod è un fenomeno culturale devastante. Molto più del telefonino e nulla che riesca a contrastarlo. Non c'è palmare, portatile, Blackberry che tenga. L'Ipod ha anche nella sua semplicità un pregio enorme: non bisogna avere troppa dimestichezza per adoperarlo, basta un briciolo d'intuito e fa tutto lui, ed è per questo che ha un target di pubblico non precisato e imprecisabile. Non solo il ragazzino smanettone, ma anche il Papa e la Regina Elisabetta hanno il loro bravo iPod, segno che la rivoluzione non è né classista né per fasce d'età. È, appunto, globale. Come l'iPod. Tanti auguri.
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