Deaglio, che partì indagando e finì indagato
Siamo alle comiche, alla farsa. Enrico Deaglio, direttore di Diario e sceneggiatore di quel filmino che viene venduto in abbinamento editoriale con il suo settimanale, sarà indagato dalla Procura per aver “messo in circolazione notizie false, esagerate e tendenziose”. Come noto, il suo film portava avanti la tesi assurda secondo la quale le ultime elezioni sarebbero state truccate a vantaggio della Casa delle Libertà tramite sistema informatico, anche se nessuno ancora si capacita di come sia possibile che il baro trucchi il gioco per poi perderlo. La verità – che Deaglio conosce ma che ha sempre fatto finta di non sapere per portare avanti questa dubbia battaglia – è che, come ribadito anche dalla Procura, “la proclamazione degli eletti in caso di elezione viene proclamata dalla Cassazione solo attraverso materiale cartaceo e non attraverso sistemi informatici”. Dunque nessun trucco informatico avrebbe potuto falsificare il risultato delle elezioni semplicemente perché il risultato viene letto in luce del cartaceo. Se Deaglio voleva dire che anche il cartaceo è taroccato, diremmo che non ha scoperto l'acqua calda. Anzi, la punta di matita tra le unghie o sotto gli anelli nei seggi elettorali è una consuetudine di sinistra, oltre che vecchia tanto quanto il voto. E tutti sanno che è una consuetudine che sposta talmente pochi voti che non può modificare il risultato di un'elezione.
Fortunatamente la cosa non avrà strascichi politici, perché l'operazione è stata fischiata in modo assolutamente bipartisan: da destra e da sinistra. Motivo in più che Deaglio aveva per fermarsi in tempo, bloccare la stampa e la distribuzione del film. Ha voluto andare avanti – e tutti ci ricordiamo la spavalderia dimostrata nella trasmissione di Lucia Annunziata – e ora gli toccherà presentarsi in Procura con un avvocato difensore. Cinematograficamente, diremmo: grottesco.
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