lunedì, maggio 28, 2007

Non c'è crisi della politica, c'è crisi a sinistra.

Nessuna crisi della politica. Fantasmi del 1992, caste varie e assortite, paure espresse dai principali leader politici del paese: tutte cose facilmente rubricabili sotto la voce “cazzate”. La crisi della politica, se proprio vogliamo trovarla, non sta nell'insieme bensì solo a sinistra. Una crisi che attanaglia il governo insipido, insignificante ed inutile dell'Unione, e che si ripercuote nel rapporto con i cittadini. Inutile cercare di tirare fuori fantasmi buoni per ogni occasione, e nascondere i propri difetti. Ormai le elezioni amministrative stanno giungendo al termine, e i verdetti iniziano ad essere noti e a pesare come macigni. Il nord Italia si è ribellato a quello che il Cav. giustamente chiama “governo delle tasse”, e tutti i suoi principali protagonisti da Prodi a D'Alema passando per Bertinotti dovrebbero iniziare a prenderne atto, anziché trincerarsi dietro dichiarazioni circa un presunto buono stato di salute – o non buono, come nel caso di Bertinotti, il quale però ha dato la colpa, ancora, a questa presunta crisi della politica.

La crisi della sinistra sta al suo interno, tutti la vedono ma nessuno vuole fare qualcosa per risolverla, molto meglio far finta che non esiste. Molto meglio ignorare che la sinistra radicale, vergogna del paese e unica al governo nelle democrazie occidentali, tiene in scacco chi vorrebbe fare le riforme; molto meglio ignorare che Prodi è un Presidente del Consiglio che conta nulla o poco più, e lui è il primo ad essere consapevole di ciò ma anche il primo a tenere questo viale del tramonto lungo, lunghissimo, rimanendo ancorato alla sua sedia per chissà quanto ancora. Molto meglio ignorare che il loro futuro, il Partito Democratico del Compromesso Storico, è un progetto nato male, peggio abortito. Un progetto senza arte né parte, un progetto di rinnovamento che come unica novità ha finora previsto il rientro dalla finestra di un personaggio come Angelo Rovati e la disattesa di tutte quelle che erano le premesse, ovvero un partito giovane, con un leader nuovo e una storia nuova. Niente di tutto ciò, perché fino ad oggi si è dimostrato la somma perfetta di tutto il peggio che sta nella sinistra post-comunista e post-democristiana, ensamble di persone trite e bollite e per rendersi conto di tutto ciò bastino due cose: il non voler trovare una persona da mettere a capo e lasciare questo compito ad una non meglio precisata assemblea costituente della quale basta scorrere i nomi dei partecipanti – più di 40, zero giovani con buona pace di Luca Sofri e dei suoi appelli – per sentire odore di stantìo.

Ecco perché se di crisi vogliamo parlare, dobbiamo tenerla circoscritta al centrosinistra e ai suoi problemi. Di oggi, e che sono gli stessi di ieri, quando fior di persone si sono messe a spiegare alla gente che è inutile, anche a votarli questi faranno solo casini. Eccovi accontentati, ora vi dicono che c'è disaffezione tra la gente e la politica.

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