tra Tizio e Caio mettici in mezzo Mila
Avendo buon gioco nel considerare il fenomeno del “Glam Metal”, qualunque cosa esso voglia dire, come un fenomeno di ideologia sociale, pur nella consapevolezza di azzardare l’espressione, si vuole facilmente dimostrare come certe considerazioni realizzate per la musica colta o comunque non “popular”, possano essere tranquillamente applicate anche a fenomeni di sottoculture giovanili recenti.
Partiamo dalla distinzione che il musicologo Massimo Mila compie tra quella che lui definisce “volontà espressiva” e l’“inconsapevole espressione artistica”: quest’ultima fondamentale per poter definire un’opera come “d’arte”, a differenza della prima del tutto facoltativa, non fondamentale, legata alla inconsapevole espressività di ciascun artista dallo stesso rapporto che intercorre tra essenziale ed accessorio. Fatta questa premessa, applichiamola al campo delle ideologia sociali: sempre secondo l’analisi di Mila, a chiunque può essere commissionata un’opera, o chiunque la può eseguire di sua iniziativa, applicando solamente una volontà espressiva per altro rivolta a precisi e determinati scopi, onde ottenere una sorta di artificio musicale con il quale identificarsi forzatamente in un’ideologia o scimmiottare la stessa per futili motivi di propaganda (tradotti nell’economia musicale in una facile presa presso un pubblico o in una facile scalata di classifiche proprio quando è quell’ideologia sociale – identificabile in uno stile, in un genere, in una corrente, in una sotto cultura – a dominare il mercato). Questa l’operazione facile, ma l’opera creata non avrà valore artistico alcuno, dal momento che manca del tutto la condizione essenziale – l’inconsapevole espressione artistica – mentre è presente solo quella accessoria – la volontà espressiva. E sia detto una volta per tutte che creare un’opera d’arte ispirata ad un’ideologia non vuol dire servirsi della “scorciatoia” – nelle parole di Mila – dell’utilizzo artificioso e consapevole e truffaldino della volontà d’espressione bensì è molto più corretto percorrere la “via lunga” – sempre secondo il musicologo. Per ottenere l’opera d’arte ispirata alla ideologia occorre proprio che l’artista a questa ideologia non si ispiri bensì ne sia letteralmente impregnato, ne sia pieno fino al midollo, ne abbia fatto non solo uno stile ma anche una ragione di vita. In questo modo, e inconsapevolmente come l’essenziale espressione artistica, l’opera che si verrà a creare – sia essa una musica, una composizione poetica, un quadro – sarà naturaliter impregnata dell’ideologia sociale. Nel nostro caso, impregnato di uno stile musicale, di una corrente popolare che ha dominato buona parte degli anni ottanta.
Per creare una musicologia che finalmente si occupi di “popular music”, liberata dal tabù di non potersi occupare di musica considerata erroneamente “bassa”, bisognerà pur cominciare da qualche parte, e tuttavia chiediamo scusa a Mila se prendiamo una sua analisi e la adattiamo alle nostre intenzioni, sforzando ancora il discorso per l’ultima volta.
Dopo quanto sopra, viene naturale considerare non solo come semplice constatazione ma come perfetta analisi della situazione la dichiarazione di Doc McGhee, secondo il quale “C’è differenza tra la merda e la merda d’autore; per esempio, i Poison facevano casino perché pensavano fosse un preciso dovere delle rockstar, ma i Mötley Crüe facevano cazzate perché erano i Mötley Crüe”. L’opera dei Poison è caratterizzata dalla sola volontà d’espressione, dal solo elemento accessorio, e mancando di quello fondamentale – presente invece in buona parte dell’opera dei Mötley Crüe - non è da considerarsi come opera d’arte. Ispirata sì dall’ideologia, intendiamoci, ma nel senso di “scorciatoia”, nel senso di conquistare un pubblico non suo, di accattivarselo con ciò che voleva sentire – a mo’ di propaganda - al fine di ottenere un’oncia di successo. I Poison subivano la linea, fingendo alla gente di dettarla. Non pensiate a questa analisi come impietosa. Forzata partendo dagli studi di Massimo Mila, forse sì. Ma d’altronde anche la storia, da qualunque punto di vista la si guardi, anche da quello del fan dei Poison, mi dà ragione in tutto e per tutto.
[pubblicato qui, ma già sottoposto privatamente ad alcune persone. Se vi interessa, sotto ci stanno i commenti. Altrimenti, buona domenica.]
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