saper fare un Martini
La cosa importante è questa: non fidatevi di un bar che non ha la coppa Martini. Prima ancora di storcere il naso davanti a quei bar che si chiamano inutilmente pub, o american bar o qualche altra cazzata di questo tipo, o per attirare quanta più gente possibile a sbevazzare orribili cuba libre o nauseanti vodka-Redbull, non fidatevi di chi non ha la coppa sopra citata. Quello è il primo segno. Un bar che non sappia fare un Martini è un bar che non vale un cazzo – e da ciò si deducono quanto meno due cose: che chi non ha la coppa Martini è automaticamente incapace di fare un Martini, e che i bar che non valgono un cazzo su questa terra sono la maggioranza.
Preparare un Martini è una cosa da somari, una cazzata, anche un bambino ce la farebbe. E se a riuscirci sarebbe un bambino, non si capisce perché gente lautamente pagata, alla quale è stato insegnato il modo di preparazione di certi beveroni pieni zeppi di frutta, di roba colorata che fortunatamente ci tiene lontani da loro – si diceva, non si capisce perché baristi così esperti – si fanno chiamare barman con la stessa accuratezza con cui gli 'spazzini' ora sono 'operatori ecologici', cazzo – non riescano a mettere nel miscelatore tre parti di gin e una di Martini Dry e ghiaccio, rovesciare tutto in una benedetta coppa Martini e chiedere al cliente se come guarnizione vuole la scorzetta di limone o l'oliva. Niente, probabilmente si tratta di una cospirazione contro chi vuole bere roba semplice oppure ai baristi italiani sta sul cazzo Hemingway, perché in pochi riescono nell'impresa: la maggior parte o sbaglia le dosi – quasi sempre il Martini è troppo – o peggio ancora sbaglia il bicchiere e ti serve il liquido in coppe da vino, in bicchieri da Negroni, in bicchieri da Martini on the rocks, insomma ovunque tranne che nella coppa giusta. Di quelli che usano il Bianco al posto del Dry non vogliamo nemmeno parlare, pur essendo una buona maggioranza: imbecilli patentati, loro e i loro datori di lavoro che anziché prenderli a calci in culo in modo robusto spesso e volentieri si mostrano partner nel crimine non comprando il Martini Dry perché “tanto ce lo chiedono in pochi” - giuro, mi è capitata anche questa. E fortunatamente non ieri sera, quando alla variante del classico Martini – ma attenzione, mai in Italia chiedere semplicemente “Martini” al cameriere perché quest'ultimo inesorabilmente vi chiederà: “bianco o rosso?”; aggiungere sempre “cocktail”, aìnoi – ho preferito un vodka-Martini. Stranamente lo trovo sulla carta, ancora più stranamente gli ingredienti erano giusti, certo il nome riportato faceva ribrezzo tanto che qui non lo si vuole ripetere, ed ho deciso di concedere un po' di fiducia al locale. Bene, dopo un quarto d'ora mi arriva un bicchiere da Negroni lavato troppe volte in una lavastoviglie piena di calcare e quindi il vetro risultava essere tutto opaco; colmo di ghiaccio e con dentro vodka la più scadente che c'era al Lidl e Martini Bianco di pessima imitazione. Li avrei presi a calci nel culo, ma è il prezzo da pagare per essersi fidati di un posto dove la musica era troppo alta, i camerieri arroganti e la coppa Martini assente.
3 Commenti:
Se sei come scrivi, mi sa tanto che te lo sei meritato ;)
Ciao, guardo molti film e in particolare i film americani.
Ieri sera stavo guardando M.A.S.H. dove, non sto a spiegare la trama, l'unico drink in circolazione era il Martini.
In effetti nella mia città nei bar che ho frequentato all'ordinazione di un Martini ho sempre avuto un bicchiere qualsiasi con dentro il martini bianco.
Non sapevo sinceramente che il vero Martini fosse un "cocktail" e sinceramente dopo 5 Martini bianchi (nella mia vita) ho smesso di berne.
Ora nel film che dicevo prima avevano insegnato ad un ragazzino a fare i drink che in poco tempo aveva imparato alla grande il mestiere.
Alla fine della visione ho sentito il bisogno di berne uno, da qui la ricerca nel web e la lettura di questo blog.
Grazie mi sono divertito a leggere ciò che hai scritto ed ho imparato qualcosa.
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