sabato, luglio 21, 2007

Un semplice refuso ad Arbasino non s'addice.

Pierluigi Diaco è definito da tutti come un promettente e giovane giornalista, e d’altronde il suo curriculum parla chiaro: abbiamo gli esordi su Telemontecarlo, poi Sky Tg24, Rainews24 e infine CanaleItalia in un maestoso de-crescendo, per non dire di radio e carta stampata. E queste due etichette – di “promettente” e di “giovane”, s’intende – non se le riesce più a scrollare di dosso, quasi gli stessero a meraviglia, come un abitino confezionato su misura in una sartoria di alta classe. E poi lui, diciamocelo, pare essersi affezionato a queste due etichette; sembra che con i citati epiteti si trovi a meraviglia, perfettamente a suo agio, tanto da sembrare contento e onorato di recitare la parte di quello pronto, lì sulla linea di partenza, a correre i 100 metri più veloce di tutti, e a bruciare gli avversari, senza tenere in considerazione l’ipotesi di esplodere ancor prima che lo starter prema il grilletto, destino crudele e bastardo di tutti quelli di cui è stato detto “promettente”, con l’aggravante che qui si dice pure “giovane”.

E così, anche a questo giro, nella sua rubrichetta Dj&Ds [Il Foglio, 21.07.2007, pag.3] cerca di mantenere fede al suo essere l’eterna giovane promessa, e scrive un pezzullo piccolo piccolo che sembra voler essere un tributo, o una citazione – mai ci permetteremmo, davanti ad una giovane promessa, di dire una scopiazzatura – di Alberto Arbasino. Ed è tutto un fiorire di Roma d’agosto, terrazze in via della Lungara, motorini solitari che scarrozzano liberi sui sampietrini. Per non dire dei corpi nudi, uomini e donne, clima orgiastico e pagine del Corriere della Sera poeticamente volate via “attratte dal vento”. La musica, quella non può mancare: c’è Patty Pravo, c’è Jeff Buckley, c’è Ornella Vanoni. C’è persino Damian Rice.

Solo una cosa: Arbasino è un po’ troppo. E lui non sarebbe mai arrivato a citare, ad esempio, Gérard de Nerval, come fa nel suo raccontino “Povere Mete” all’interno del recentemente ri-stampato da Adelphi “Piccole Vacanze”, nominandolo Nervol. Perché anche un semplice refuso ad Arbasino non sta bene, non si addice. Ora, vogliamo sperare che proprio nel caso di Diaco si tratti di un refuso, ma impossibile che una giovane promessa come lui confonda Damien Rice, straordinario musicista che da giovane promettente è andato via via affermandosi, con Damian Rice, perfetto sconosciuto e al momento senza credenziali né attributi.

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