Si chiede Brarbara Palombelli (La Stampa, 08.08.2007, pag.1) in una lettera indirizzata al direttore, cosa accadrebbe in Italia “se Clio Napolitano o Flavia Prodi […] si trasformassero in ministri degli Esteri-ombra e iniziassero a girare il mondo per riacciuffare ostaggi”. Il riferimento è a Cécilia Sarkozy, la moglie del Presidente della Repubblica Francese, e ai recenti casi delle liberazioni di infermerie bulgare condannate a morte in Libia per una presunta diffusione di Aids e della liberazione – ancora in corso, dopo un primo falso allarme – di Ingrid Betancourt, la franco-colombiana che sarebbe ostaggio in Venezuela della Farc da oltre cinque anni.
Lancia la provocazione, la Palombelli, e lo fa con una lettera fumosa e senza che il lettore possa capire dove la nostra vuole arrivare. Dimostrare che Cécilia ha le palle, sembra essere improbabile – “Supercecilia”, la chiama nell’articolo, e si legge in quel prefisso più un tentativo di farne una caricatura che un’eroina. Dimostrare che in Italia qualcuno avrebbe storto il naso e alzato il ditino in presenza di una first lady che si adopera – se in modo spettacolare, a chi importa? – per liberare degli ostaggi? Può essere, ma spiegate alla first lady mancata nel 2001 che, anche se fosse, preferiremmo la liberazione degli ostaggi, seppur con i sorrisi e i vestiti “all’italiana – Prada, nelle uscite ufficiali – o all’americana – t-shirt Ralph Lauren, al ritorno dalla missione di Tripoli” alle dichiarazioni imbarazzanti nelle quali talvolta tocca imbatterci - per dirla tutta, in questo momento qualunque cosa sarebbe meglio di D’Alema, forse anche sua moglie. O vuole forse semplicemente dire che anche Flavia Franzoni in Prodi, se solo volesse – e, d’altronde la sua “passione civile è forse perfino più antica e forte di quella di Romano” – potrebbe essere anche lei un perfetto – e anche bellissimo? – “ministro degli Esteri-ombra”?
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