lunedì, luglio 30, 2007

Incompiuto.

Non ci volevo venire con te in quel posto. Proprio per niente, e vedi adesso in che casino ci siamo cacciati, e questi cosa vogliono?, perché ci chiedono i documenti?, perché fanno domande?, che intenzioni hanno? Non ci volevo venire qui, è tutta colpa tua. Che poi, sinceramente, nemmeno ti conosco e nemmeno penso che mi sarei perso qualcosa nel persistere in quello stato di totale ignoranza nei tuoi confronti. Ti presenti bene, benissimo. E quelle scarpe, quei capelli, quel profumo. E l’autoradio della tua macchina – lo sapevo, che non dovevamo prendere la tua macchina – dalla quale uscivano le note di “Love in vain” degli Stones; ecco, quello doveva essere il primo campanello d’allarme, ma chi lo ha sentito? Chi si curava di sentirlo, allora? Chi ci faceva caso? E questi, adesso, cosa vogliono?, ci lasceranno andare?, che vergogna.

Perché l’art. 527 del codice penale parla chiaro, circa gli atti osceni in luogo pubblico: chiunque ne compia “è punito con la reclusione da tre mesi a due anni”, ci sono poche storie a riguardo. E sì, certo, trattasi di codice penale, non civile. E perché mai non lo si possa derubricare sotto quest’ultimo – e ammesso solamente per un secondo che “derubricare” possa essere il termine adatto – è un mistero: alla fin fine il reato appare dei meno gravi. Anzi, è indubbiamente dei meno gravi, nessun dubbio a riguardo. Atto osceno, poi? Dove sta la linea di demarcazione che divide l’oscenità dalla non oscenità? Il sessualmente lecito dal sessualmente illecito? Chi stabilisce il grado di scurrilità degli atti sessuali punibili con l’articolo 527 del codice civile? Perché è chiaro che baciarsi sul sagrato di una chiesa, per il parroco, è certamente osceno e per la massa certamente risibile. Ma è capitato anche che per presidi e professori il bacio scambiato tra due alunni in un momento di pausa fosse sufficiente a sancire una sospensione, dopo aver addirittura minacciato la bocciatura. Ed era il caso di un istituto d’arte, e questi che dell’istituto dovevano farsi garanti per garantirne – appunto – il buon nome, si mettevano invece ad imbrigliare la creatività – sessuale, certo, ma pur sempre tale – di due ragazzi che di osceno proprio non stavano facendo nulla. Per un libertino, e da quel punto di vista vedo benissimo, è più osceno punire l’osceno che lasciarlo passare. Anche quando si tratti di una coppia omosessuale. Anche quando si è in zona Colosseo. Anche quando uno dei due pare avesse giù i pantaloni e “gli slip” – come da accurata compilazione del verbale da parte dei carabinieri – e l’altro – colui il quale il verbale non ci fa sapere se i pantaloni e le mutande le avesse ancora, o meno, indosso, con o senza anacoluto – con la testa china in mezzo alle sue gambe, intento ad eseguire una fellatio che quasi certamente per l’atmosfera creatasi tra i due sarebbe stato – ora sì! – osceno non fare, e che non avrebbe portato ad una denuncia ai sensi dell’articolo sopra citato se lo spettacolo si fosse svolto nel contesto della coppia etero. Lì, la “diecina di segnalazioni giunte ai carabinieri” di cui tutte le cronache quotidiane ci hanno parlato e, in un continuo perdere tempo per inerzia o per agosto, continuano a parlarci, si sarebbero sicuramente trasformate in diecine di applausi fischi d’approvazione incitamenti.

“che ci faceva lì, eh?” – oddio, e adesso cosa gli dico? La verità? O mento? E se, mentendo, aggravo la mia situazione? Insomma, cosa faccio? – “Allora?, che, le è rimasta la bocca paralizzata? Signore? Signore?!?” – Va bene, confesso. Ma questo capirà che quando ti prende la passione, la libidine incontrollabile, non stai lì tanto a pensare al posto e ogni cespuglio, ogni androne, ogni parcheggio poco illuminato ti sembrano le migliori casseforti del mondo, e poco t’importa se qualcuno da più o meno lontano possa immaginare o addirittura scorgere parte della scena. In quel momento il cervello è annebbiato, pensi solo a te e a lei. Maresciallo, mi capisce vero? Sarà insomma capitato anche a lei qualche volta, o la mia troppa impudicizia, la mia troppa ignoranza ed ingenuità mi hanno portato ad avere a che fare con un Maresciallo di quelli tutti d’un pezzo, insensibile ad ogni richiesta, anche la più ragionevole. “Lei, ascolti, il codice penale parla chiaro. Qui si rischia l’arresto” – L’arresto? Come sarebbe a dire l’arresto? E tu – dì- tu non dici niente? Tu no, sei ancora troppo intenta a civettare, a chiedere scusa con quegli occhi quelle gambe e quella grazia, e sai già che ti riuscirà e lo so anche io – ed è proprio questo il problema. E poi, questo cazzo di codice penale – anzi togliamoci il “cazzo” che già troppi problemi ha creato e poi magari da qualche parte sta nascosta anche l’offesa al pezzo di carta, e non pare a nessuno il caso di star lì ad arrischiare di aggravare la situazione – il codice penale, dicevo, chi lo ha scritto? Lei Maresciallo per caso lo conosce di persona, che vorrei dirgli qualche parolina? Ma dico, questi fanno le leggi ed una pomiciata me la vogliono punire con l’arresto, quando il mondo è pieno di delinquenza cattiva e nociva, e si potrebbe benissimo chiudere un occhio – magari due – per quella buona e salutare. Maresciallo, qui l’arresto i suoi superiori me lo avrebbero dato se non l’avessi fatto. Ma la vede come sta lì seduta, la ragazza? Dico, lei non si sarebbe fatto arrestare per una così?, o magari arrestare forse no ma, diamine, almeno il rischio non l’avrebbe corso? Che poi chi sapeva dei rischi! Chi sapeva che farmela lì, in macchina – e quegli occhi quel sorriso quel seno e quel calore – avrebbe costituito reato? Non c’era nessuno, Maresciallo, lo giuro! Nessun ragazzino, nessuna signorina pronta a scandalizzarsi, nessuno a parte noi due e la vostra volante spuntata fuori all’improvviso, e per lo spavento mi sono pure fatto male alla gamba – guardi il ginocchio, Maresciallo!

Il problema, poi, è tutto lì. Uno esce la sera, e l’ultima sua speranza è quella di combinare qualcosa, di imbarcare, di cuccare – insomma, ditelo un po’ come volete. Poi decide che forse un Negroni non starebbe male, e lì li fanno buoni che è una favola. Dunque entri, e al bancone ci trovi lei e pensi che, sebbene è un sacco di tempo che non la vedevi, si è conservata a meraviglia. Anzi, forse è persino più bella di quando, una ventina di anni fa, te la portavi in camporella e lei ti faceva vedere quel seno – “tette” le chiamavi – che già aveva sviluppato e tu non stavi più nella pelle dallo strizzargliele, dall’affondarci dentro la testa con quella foga che avresti rimpianto poi per tutta la vita. Erano le prime volte, e quell’odore di pelle in qualche modo estranea era fantastico. E chi ci pensava al codice penale? Chi pensava a quelle tre righine striminzite che solo anni e anni dopo avresti letto e ti avrebbero fatto pensare che, in fondo, o ti è sempre andata bene o il reato di atti osceni in luogo pubblico, correlato allo scambio di effusioni sentimentali e/o sessuali, riguarda solo quelli veramente sfigati. O, forse, gli omosessuali. I quali, poi, sono sempre pronti a fare comunella tra di loro, a non capire che magari se il carabiniere chiude un occhio con le combinazioni uomo-donna o donna-donna, proprio non gli riesce di chiuderlo anche con uomo-uomo. Poi la zona di Roma è centralissima, c’è il pieno di turisti e di mamme e di signore e di religiosi e quelli sempre pronti a denunciare una qualche discriminazione, ad urlare all’omofobia che in verità non esiste più e se aleggia ancora da qualche parte è forse solo per una questione visiva di due uomini che si baciano o se lo succhiano. Tutti sanno che lì non sta il male, tutti sanno che è lecito, magari è più difficile convincerci sulla naturalezza. Cercare di legiferare la cosa, figuriamoci!, perché già ci sono tre righe di codice penale che potrebbero dare problemi, il giudice tra le lenzuola che mi dica – sempre secondo il suo personalissimo arbitrio e quindi secondo il suo personalissimo livello di libertinaggio, per un giudice sempre bassino – mi dica, dicevo, cosa è lecito fare e cosa no è veramente troppo, non credete? Troppo pronti a mettersi insieme, a scendere in piazza a manifestare un orgoglio che andrebbe vissuto e non ostentato. A far vedere quanto la loro lobby è potente, ignorando il fatto che così a farsi del male saranno sempre e solamente loro, che invece dovrebbero smetterla con le carnevalate ed iniziare a vivere la vita normalmente. Perché non è auto-ghettizandosi in baci obbligati alle quattro del pomeriggio che ci si scrolla di dosso la patina di emarginazione spesso più presunta che altro. E il codice penale, questo benedetto codice penale, è quello che fa meno discriminazioni di tutti.

Maresciallo, chiude un occhio? La guardi ancora una volta, la prego…

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