venerdì, novembre 09, 2007

dite a Luca di non affittare più cassette di produzione est europea

Ricorderete tutti la storia di quella ragazza di 22 anni, Ramona Angiolini, che aveva il sogno di entrare in Polizia e che, dopo aver superato brillantemente la prova orale e scritta – come raccontano le cronache – è stata scartata dalla commissione medica di controllo a causa di una piccola farfalla tatuata su una caviglia. Ne scrive, a riguardo, anche Daria Bignardi (Vanity Fair, n.45 - 15.11.2007, pag.16) all’interno della sua solita – ma in tutti i sensi! – rubrichetta. Siccome la signora Sofri quando scrive non è mai ingenerosa nel raccontare i fatti suoi prima di entrare in argomento, ci racconta che anche lei voleva farsi un tatuaggio – un piccolo ragno nero sul polso, e vabbè – ma poi ha rinunciato perché nonostante avesse bevuto “un’intera birra media” e i più distruttivi fumi dell’alcol fossero dunque lì lì per trascinarla nella più trasgressiva trasgressione, i tatuaggi in fondo non stanno bene a tutti, bisogna saperli portare e poi a lei “la moda dei tatuaggi” non piace, proprio in funzione dell’essere una moda.

Raccontata la rava e la fava per poter consegnare le battute richieste dal caporedattore, Daria Bignardi conclude l’articolo con l’argomento con il quale l’aveva iniziato: la povera Ramona che sognava di fare la poliziotta, ma aveva un tatuaggio di troppo. E che conclusione ci dà del fatto, la cara Daria? Lei non crede che a Ramona sia stato impedito di entrare in Polizia per via del tatuaggio, bensì la sua ipotesi è “che sia stato per il nome da pornostar”, ipotesi certo “politicamente scorretta” ma comunque che la convince, lo si capisce. La Bignardi è razzista, inteso come inserire una giovane donna in una categoria non di per sé errata o amorale o chissà cosa, ma nei confronti della quale non tutte le giovani donne sono bendisposte? Secondo me sì. Seguitemi: la cara Daria non pensa che la Polizia possa rifiutare una candidata per il fatto che questa ha un tatuaggio, ma perché ha un nome da pornostar. Badate, la Polizia non ha mai affermato in alcun modo che la signorina Angiolini non è stata accettata perché il suo nome sarebbe da pornostar, e quindi sempre la Polizia si presume non ritenga “Ramona” un nome da pornostar. Così come sinceramente non lo ritiene nessuno, o meglio nessuno pensa che esistano nomi più da pornostar di altri, o che il nome sia indicativo in qualche modo della professione di pornostar. A parte la Bignardi, però.

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