di peggio, c'è anche che la carta dei tascabili Bur è pessima.
Oggi pomeriggio scorrimbandavo in una libreria; non mi succede spesso, ma quanto capita ed è un sabato pomeriggio c'è un'atmosfera particolare, mi sento rilassato a spulciare tra gli scaffali in tutta tranquillità (la mia perché intorno tutti sono invece frenetici per via del weekend). Arrivo nel reparto “musica e spettacolo” - o solo “musica”, non ricordo – e trovo sul tavolino delle novità l'edizione “rimasterizzata” [sic e sigh....] di Playlist [Bur, 587 p., 13,50 euro] di Luca Sofri. La cosa non mi sorprende, perché il nostro da qualche giorno sul suo sito lo scrive un post sì e mezzo no. Apro un'altra parentesi: il nostro ha anche scritto con stupore che il blog dedicato a questa nuova edizione rispetto a quello dedicato all'edizione “non rimasterizzata” - quella di due anni fa, per intenderci – “tiene anche i commenti”, e bisognerebbe fargli notare che tutti i blog “tengono” i commenti e se il suo non li tiene o è l'eccezione o non è un blog – chiusa parentesi. Ma non è questo il punto, perché capita poi che io prenda una strada diversa nel raccontare tante volte quanti sono i sabati pomeriggio dalle atmosfere particolari che passo nelle librerie. Il punto è: oggi quel libro l'ho preso in mano e l'ho sfogliato, pur conoscendone esattamente il contenuto, poiché feci la stessa cosa due anni or sono arrivando alla conclusione che l'unico spunto che avrebbe potuto interessarmi, l'introduzione, ormai l'avevo letta in rete, messa a disposizione dal suo stesso autore. Oggi non ho cambiato idea: continuo a non capire perché a qualcuno dovrebbe interessare una lista di canzoni – una playlist, appunto – compilata da Luca Sofri in base ai suoi personalissimi gusti, che sono poi quelli di un giornalista e di un conduttore radiofonico che con la critica musicale ha poco in comune, e non basta citare Frank Zappa con la sua celebre “scrivere di musica è come ballare di architettura” per cavarsi dall'impaccio e giustificare il libro. [Ci siamo quasi, sto mettendo a fuoco]. Dicevo, l'ho sfogliato e vi ho trovato la voce “King Crimson”, ignorando se le canzoni della band di Fripp siano tra le 402 novità o fossero già presenti nella prima edizione. Ciò che mi ha colpito è questo: la playlist King Crimson non è stata curata dall'autore del libro, ma da un'altra persona, e non importa davvero chi. Solo mi rimane il dubbio che il nostro sia ricorso ad un trucchetto semplice per evitare che qualche intellingentoide, questa volta a ragione, gli facesse notare che i King Crimson sono talmente imprescindibili da non esistere una giustificazione accettabile per una loro eventuale mancanza. Aggiorno quindi la domanda: che senso ha comprare un libro nel quale Luca Sofri compila playlists in base ai suoi gusti personali, con note critiche e descrizioni vicine allo zero, e con alcune di queste liste compilate da altri? Qualche gonzo che l'ha comprato – magari pentendosene – mi sa dare una risposta?
Etichette: libri, Luca Sofri, musica, playlist
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