martedì, marzo 03, 2009

Rendi potrebbe risollevare anche l'Audiradio.

Gli svizzeri, si sa, sono famosi per essere i primi in tante cose. Hanno il cioccolato migliore – o almeno questo pensano. Rispettano l’ordine e la disciplina. Di sicuro, hanno paesaggi verdissimi e strade più pulite delle nostre. Anche in un’altra cosa sono avanti: hanno sviluppato da tempo un sistema che cattura la musica proveniente dai sintonizzatori audio fornendo quindi i dati di ascolto in modo preciso. L’aggeggio si chiama Radiocontrol, ed è una specie di orologio che “fotografa” a intervalli regolari brevi frammenti di musica dall’ambiente che circonda chi lo indossa. Fatta la rilevazione, i risultati sono inviati a un cervellone che, analizzando il contenuto delle frequenze, riesce a determinare quale emittente radiofonica era ascoltata quel certo giorno a quella certa ora. In questo modo, i dati di ascolto delle radio sono precisissimi. Niente a che vedere con il nostro Audiradio che, basandosi su interviste telefoniche, presenta dei dati che fanno acqua da tutte le parti e che non riescono a fornire un quadro specifico degli ascolti radiofonici del nostro paese.
Le cose, però, potrebbero cambiare anche qui da noi. Se non proprio nella rilevazione dei dati di ascolto radiofonici, almeno per quanto riguarda lo stabilire quale pezzo è stato passato – e da chi – in quale momento della giornata, in modo tale che la Siae e la Scf (Società Consortile Fonografici) possano riscuotere i diritti e ridistribuirli più equamente agli aventi diritto. L’innovazione si chiama Rendi ed è il risultato di una ricerca condotta all’Università di Padova da Nicola Orio il quale, dopo aver completato il lavoro, ha chiesto alla Direzione Musica di RTI (gruppo Mediaset) una partnership per avviare un periodo di prova. Il funzionamento è del tutto simile a quello dello svizzero Radiocontrol: riuscendo a isolare i rumori di fondo – almeno questa è la promessa – Rendi capterà quale musica sta suonando nell’ambiente circostante e confronterà il risultato con i brani presenti nel suo database. I vantaggi? Chi trasmette musica non dovrà più occuparsi di redigere i rendiconti di ciò che trasmette, e chi amministra i diritti avrà una fonte in più di sicurezza su quanto passato. Ovvero: basta con le tariffe forfettarie pagate da chiunque trasmetta musica in base a criteri ormai obsoleti, e basta dunque anche alle ridistribuzioni dei compensi che premiano sempre i soliti (la cosiddetta ripartizione supplementare della SIAE). Rendi sarà soprattutto «in grado di diventare una nuova fonte di guadagno per la discografia», nelle parole di Guido Dall’Oglio, responsabile della Direzione Musica di RTI.
Ora, una volta tanto che si è giunti a un buon sistema – pure prendendo spunto da analoghi strumenti già disponibili – perché non utilizzarlo su larga scala? Non per ribadire tutte le volte i medesimi concetti, ma il sistema di rilevazione degli ascolti radiofonici in Italia è pessimo, e questo tutti gli operatori del settore sono pronti a testimoniarlo (fatta eccezione per quelli che, ogni trimestre di pubblicazione dei dati, occupano il posto più alto). Dotando un campione significativo di ascoltatori di un apparecchio come Rendi, sarebbe possibile determinare in modo più fedele i dati di ascolto, e quindi riuscire a delineare meglio le caratteristiche delle varie fasce orarie. Tradotto in parole povere: i direttori artistici (e gli editori) saprebbero cosa va e cosa non va nella loro stazione grazie a dati fedeli, e allo stesso tempo potrebbero meglio pianificare la vendita di pubblicità, invogliando ad acquistare spazi con la consapevolezza che ci si può rivolgere a un target ben preciso (o ad un bacino di ascolti altrettanto consistende) al giusto prezzo. Sarebbe una rivoluzione tanto attesa.

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