giovedì, aprile 16, 2009

Come faranno con Twitter che ha solo 140 caratteri?

Fenomenale lettera di Franco Bagnasco a Dagospia. Sottoscrivo. Anzi, rilancio: quando uscì il suo ultimo lavoro (La Notte che Pinelli, Sellerio 2009) Sofri, quello anziano, apparve su Facebook. Ma la sensazione che a gestire la sua pagina fosse Sofri, quello giovane, non mi ha mai abbandonato.
Caro Dago, ieri con una toccante nota («Metti giù») delle 22.03 Daria Bignardi ha comunicato ai 5.000 amici di Facebook (ma ne ha «7.096 in attesa di essere accettati», puntualizza) la propria intenzione di abbandonarli dopo «una passione durata nove settimane e mezzo». Addio confermato al Paese intero - si immagina straziato dal dolore - in un pezzo dai vaselinici umori uscito oggi su "Vanity Fair".
Per la cronaca, va detto che Bignardi pochi mesi fa, sempre nella sua rubrica molto cool, dove pare che riesca mirabilmente a prendere un po' tutti per il cool, aveva già commiserato «i quarantenni che si baloccano su Facebook». Come darle torto? È sciocco, in effetti, coltivare on-line amicizie e passioni disinteressate.
Poi, improvvisa e gradita, la conversione. «Ho dovuto ricredermi». Applausi, trionfo. Una ola da stadio che neanche per l'Innominato quando si iscrisse a Comunione e Liberazione.
Purtroppo - casualmente - la folgorazione facebucchina (come direbbero a Napoli) di monna Daria coincideva millimetricamente con l'uscita, il lancio e la promozione del suo primo libro, «Non vi lascerò orfani». Un titolo che ora suona quantomeno stridente. Nonché con il delicato passaggio della Nostra a Raidue e il debutto de «L'Era glaciale». E qui, invece, il titolo sembra perfetto.
In queste nove settimane e mezzo - l'ho verificato personalmente, insieme con gli altri 5.000 - Daria ha modificato il proprio status SOLO per annunciare tutte - tutte - le date delle presentazioni del suo libro nelle biblioteche italiane - non pervenute Rocca Susella (Pv) e Vigolzone (Pc) - e due dosati teaser sulla partenza del nuovo programma. Niente di più. Niente di personale, niente di empatico, niente di niente. Solo un (in)terminabile spot.
Ora che quel si doveva fare è stato fatto, guarda caso, molla tutto perché quest'impegno le stronca la vita.
Posto il fatto che una signora il proprio orticello web lo gestisce come crede, almeno ci risparmi la conversione. Ah no, è vero: così sfanga tre settimane della rubrica e si fa pubblicità arrivando direttamente a chi la ama nella piazza virtuale più trrendy del momento. Raddoppiano le probabilità di vendere qualche copia in più.
Insomma, Daria Bignardi, la donna che nelle interviste spiega all'intervistatore quali domande dovrebbe porgergli (vedi l'ottimo Sabelli Fioretti su «La Stampa»), oppure decide di scriversi direttamente il pezzo se l'intervistatore non le garba (vedi, più modestamente, il sottoscritto su «Tv sorrisi e canzoni») ci ha dato un'altra grande lezione di marketing e di comunicazione.
La credevamo un bel rosso d'annata. Vuoi vedere che era solo un vinello in tetra-pack?
Franco Bagnasco, Dagospia – 16.04.2009

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