mercoledì, luglio 13, 2005

Ondata di buonismo

Per arginare il pericolo terrorismo servirebbero delle leggi speciali. E i bei discorsi. Per quanto riguarda il secondo punto, ieri il ministro dell’interno Beppe Pisanu ha svolto il suo compito egregiamente: un bel discorso, con le frasi giuste dette al momento giusto, nel modo giusto e davanti alla platea giusta. Che ha applaudito, incurante dello schieramento; come in rari casi si vede, il centrodestra (ad esclusione di Lega e parte di AN) e il centrosinistra (esclusa ovviamente la triade Diliberto, Pecoraio e Bertinotti) si sono uniti in un lungo applauso. E tutti a dire “che belle parole!”. Belle parole alle quali, purtroppo, sono seguiti i soliti siparietti tipici dell’Italia: ma dove sono le “leggi speciali”, quel pacchetto di leggi che permette di fronteggiare un’emergenza, che il terrorismo è sicuramente? Sparite, si è preferito puntare sul discorso. Per ottenere gli applausi di Prodi e compagnia brutta, che ovviamente hanno posto il loro veto su qualunque ulteriore legislazione, con la scusa nemmeno troppo buona che esistono già le leggi, e vanno applicate. Noi ci siamo presi l’applauso, loro hanno vinto. Un battito di mani, massimo risultato con il minimo sforzo e al centrosinistra pensano già di governare. E da destra la solita ondata di buonismo. Franco Bechis sul Tempo ha descritto perfettamente la situazione, nel suo commento in prima pagina: l’emergenza c’è, e non la si combatte con le armi spuntate, come quelle al peperoncino che ora verranno assegnate alle forze speciali dell’esercito italiano. Una frase che racchiude in sé l’umore di tutti coloro che, innanzi alla minaccia, si sentono impossibilitati ad agire e per giunta nemmeno coperti dallo Stato.

Per la cronaca, un particolare colorito. Bechis aveva anche proposto come misura speciale la limitazione di alcune libertà, tra le quali evidentemente anche quella di non amplificare con la stampa l’azione terroristica. Nulla a che vedere con la libertà di stampa, ovviamente. Ma all’Unità, giornale pidiessino con una redazione parecchio nevrotica, hanno capito – come sempre – quello che volevano loro e nell’edizione del 12 luglio hanno inserito una dichiarazione - condita con la foto di Benito Mussolini - del direttore del Tempo nella ormai “celebre” striscia rossa che compare sotto la testata. Recitava quanto segue:

vale la pena chiedersi alla luce del sole se l’emergenza è tale da dover rimettere in discussione almeno temporaneamente libertà che ci sembravano naturali ed acquisite. Da quella di movimento a quella di pensiero, per citarne alcune fondamentali.

Oggi Bechis si è vendicato e nel suo commento di fondo ha scritto:
Quando dopo il delitto Moro l’Italia si sentì minacciata in maniera eccezionale, rispose con leggi speciali, quel «pacchetto Cossiga» che passò in parlamento anche grazie al pci (stessa ricetta applicata allora dalla Germania). Tutto il Paese discusse anche della restrizione della libertà di stampa, e ha poco da ironizzare l’Unità paragonandoci a Benito Mussolini come ha fatto ieri nella sua prima pagina, perché allora autorevoli esponenti del pci furono in prima linea nel chiedere che la stampa non diventasse megafono dei terroristi. Se l’emergenza è reale, va affrontata con strumenti adeguati.

Tiè.

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