sabato, luglio 23, 2005
L’attentato di questa notte a Sharm el Sheik ci ha inevitabilmente riportato alla memoria lo tsunami dello scorso inverno, avvenuto in Asia. Ovviamente non c’è alcun legame tra le due cose: se a dicembre infatti la “causa” – se così la possiamo definire – era dovuta a madre natura, questa volta invece abbiamo a che fare con il terrorismo islamico. Bombe, esplosioni e, in un centro turistico tra i più rinomati come quella zona d’Egitto, è stato fin troppo facile fare vittime (a quanto pare il numero è già superiore alle vittime del 7/7 di Londra, tanto per dire). La tragedia, dicevo, ci riporta in mente lo tsnumani per un altro motivo. C’è infatti una questione turistica da non sottovalutare, gente che ha già pagato la tanta sospirata vacanza. Gente che non è disposta affatto a rinunciare alla sua bella settimana di tintarella e di immersioni per ammirare le meraviglie della barriera corallina, evidentemente riuscendo ad ignorare lo scempio della distruzione. Gente disposta a far festa a tutti i costi, tanto “i morti non sono miei e chemmenefrega!”. Come chi si ostinò a partire per le coste devastate dal maremoto – e non furono pochissimi – così c’è gente che non vuole rinunciare ad andare a Sharm, perché è pur sempre Sharm è c’è da far schiattare d’invidia le colleghe al ritorno a casa. In pochi, pochissimi per fortuna, sono coloro che hanno deciso per la partenza, in barba ai consigli dei vari tour operators – disposti a rimborsare fino al 100% oppure al cambio di destinazione – o della Farnesina stessa. Gli aerei in partenza quest’oggi dai principali aeroporti italiani (Milano, Torino, Bologna, Roma, Napoli) erano pressoché vuoti e per lo più adibiti al ritorno a casa dei turisti già in loco ed ora preoccupati per l’evolversi della situazione. Ma “quasi vuoti” non significa “vuoti”. Vuol dire invece che qualche pazzo, incosciente, con un gran bel pelo sullo stomaco e totalmente irrispettoso per la distruzione e per il dolore di chi da là fugge o peggio ancora per quello dei famigliari delle vittime, italiane o straniere che siano, rinunciare alla vacanza è un concetto che non esiste. La pietà evidentemente non è stata distribuita in parti eguali, e vuoi mettere “il sole, i cocktails e le fighe?”. Ora si spera almeno in una cosa: che questi personaggi si rendano conto, una volta raggiunti a destinazione, che non è il luogo né il momento adatto per la festa, che la popolazione locale, il turismo, i vari enti non hanno voglia di fare baldoria, di ballare, bere, fumare, scopare. Non è il contesto giusto. Ecco, una volta che queste piccole e cocciute persone si sono rese conto di questo, che si rimbocchino almeno le mani e si diano da fare. Dimostreranno di non aver fatto un viaggio inutile.
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