Alleanza Nazionale ripiomba nella crisi. Serve una rinascita
AN ripiomba pesantemente nella crisi. A due settimane di distanza dall’Assemblea Nazionale che sembrava avere ristabilito un equilibrio che invece manca ancora nelle fila del partito ex Msi. E la crisi è risuonata nelle televisioni e nei giornali in un modo decisamente vecchio per l’epoca nella quale viviamo, dove l’informazione non è più fatta di scoop. È successo invece che i tre colonnelli di AN, Ignazio La Russa, Maurizio Gasparri e Altero Matteoli si sono ritrovati l’altro ieri in un bar proprio vicino a Montecitorio per bersi un aperitivo. Un sorso di prosecco qua, una manciata di noccioline là, hanno parlato del loro partito e del loro capo. Anche se il lemma ‘parlato’ andrebbe sostituito con il ben più veritiero ‘sparlato’. Una conversazione informale atta a demolire il Presidente di AN Gianfranco Fini. I tre hanno ipotizzato di tutto, dalle sberle – “magari si riprende” – alla malattia – La Russa: “Non vedete come è dimagrito, gli tremano persino le mani, è malato anche se non so di che malattia si tratta” – per finire con l’accusa di essere uno smidollato – “quelli dicono che vogliono togliere quello e quell’altro, e lui dice sempre di sì”. Tutta la conversazione è stata raccolta da un cronista de Il Tempo in modo sapiente e che sa molto di vecchio giornalismo: registrando la conversazione in gran segreto. (ad onor del vero circolano voci, sempre più insistenti, riguardo il “cronista”. Non sembrerebbe più essere un semplice scribacchino, bensì il direttore del quotidiano in persona, Franco Bechis). Apriti cielo: Fini ha subito chiamato i tre promettendo fulmini e saette. Giustamente: è stato sbugiardato con affermazioni probabilmente non veritiere e, per quanto riguarda presunte malattie, personali, sicuramente non piacevoli da leggere su un quotidiano, soprattutto se pronunciate da personaggi dei quali ci si è sempre fidato. I tre, in modo frettoloso e arrampicandosi sugli specchi, hanno fatto recapitare al loro presidente una lettera in cui si scusano delle parole offensive e giurano che trattatasi di dichiarazioni estrapolate dal contesto. Come dire: Gianfranco scusaci, perdonaci, sappi che la figura l’abbiamo fatta più noi di te, ci siamo fatti beccare nel modo più stupido possibile. Insomma, crisi nera che sembrerebbe essersi quietata leggermente ieri in serata, quando il portavoce di Fini ha fatto sapere che la lettera di scuse era stata gradita ed accettata. Ma il problema ancora una volta non è da risolversi con una pietra sopra. Che Fini all’interno di AN sia al centro di una bagarre non è un mistero; la cosa va avanti da molto, più o meno dalla presa di posizione di Fini stesso nel recente referendum sulla fecondazione assistita. Quella libertà di coscienza all’interno del partito e quei ‘tre sì e un no’ votati dal Ministro degli Esteri evidentemente non sono andati giù ai cosiddetti colonnelli di AN che subito l’hanno processato. Tutto si è all’apparenza sgonfiato durante l’Assemblea Nazionale, quando Fini ha recitato una sorta di – diciamolo, inutile – mea culpa. Il problema non andava risolto così, la finta unità del partito è durata giusto un paio di settimane, ed è stata distrutta nel modo più terribile: con quattro chiacchiere da bar. Ad opera di tre personaggi di spicco di AN, ma sempre in un bar. Forse è giunto il momento per Alleanza Nazionale di mettere sul tavolo i suoi problemi, di criticare apertamente Fini per le sue scelte personali (che, ricordiamolo, non costituivano obbligo per il partito: durante il referendum dentro AN si poteva votare ‘sì’, ‘no’ ed astenersi), di ufficializzare, come del resto fa ogni partito, quelle correnti interne che, inesistenti sulla carta, nel loro stato di “semi-clandestinità” risultano essere ancora più deleterie. Personalmente sto con Fini, al di là della questione successa durante l’aperitivo al bar di fianco a Montecitorio. Perché sono convinto che lui sia il leader giusto per una nuova Destra italiana, rispettosa sì dei valori e della tradizione ma allo stesso tempo più moderna, aperta e libera rispetto a ciò che AN è adesso. Ma i problemi all’interno del partito, ripeto, vanno una volta per tutte affrontati e possibilmente risolti, che a furia di finire a “tarallucci e vino” si incomincia a straparlare. E chi straparla evidentemente non si trova più bene all’interno del partito, ergo una rinascita – e magari una ripulita e, credetemi, non necessariamente dai “tre del bar” – non potrà che far bene al futuro della Destra italiana.
[post crosspostato anche su Under Suspicion al quale collaboro col nome di Cruehead]
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