martedì, agosto 23, 2005
Volendo essere stronzi, bisogna ammettere che non facciamo troppa fatica. E, sempre volendo esserlo, di spunti ne abbiamo a iosa. È un po’ di tempo che mi riprometto – lo facevo in ferie: “appena torno lo faccio, lo faccio, lo faccio” pensavo tra me e me – di parlare di un giornale. Un foglio di quattro pagine – per un paio di giorni a settimana otto, ma i soldi in cassa ora sono quelli che sono e in estate la foliazione è sempre pari a quattro – tornato in edicola dopo tanti anni dal fallimento della prima edizione. Un ritorno finanziato da un politico di destra, concorrente per una regione nelle ultime elezioni regionali, con un direttore “scomodo” e scapestrato che provocò due reazioni opposte: fece impazzire di gioia i lettori, anche quelli come me che la pensano all’opposto su alcuni temi, e fece altrettanto impazzire l’editore. Che in meno di un anno lo silurò per metterci uno dei suoi, uomo fidato della destra italiana, personaggio di grande cultura, collaboratore di alcune testate e già direttore di un quotidiano di partito – ora il personaggio in questione risiede nel cda della Rai. Ammetto di dilungarmi e mi scuso con i due lettori che mi leggono: il motivo per cui ho iniziato a scrivere verrà posto solo alla fine del pezzullo. Con il cambio di direzione – via lo sfacciato, dentro il fidato – il giornale cambiò, perse moltissimi dei suoi comunque non tanti lettori, i redattori rimasero gli stessi ma gli opinionisti subirono un cambio e la qualità a mio modesto parere crollò. Tra i tanti cambiamenti ci fu anche un restyling grafico. Ed ora arriva il bello ed anche il motivo per il quale all’inizio si diceva che, volendo, ce n’è da essere stronzi. In questo giornale, nel numero odierno – che ormai è disponibile solo on-line dal momento che è sembra essere sparito da tutte le edicole d’Italia. Ho scritto a tal proposito anche in redazione, facendo osservare come fosse impossibile che nelle note di quarta pagina il giornale risultasse essere stampato nel paese in fianco al mio e che allo stesso tempo non fosse disponibile nelle edicole del mio circondario, e come risposta ricevetti una proposta di abbonamento con lo sconto del 20%; proposta ovviamente rispedita al mittente – nel numero odierno dicevo, a pagina due, un articolo comincia con le seguenti parole: “merita di essere letto Il Riformista, sia quando scrive cose giuste, sia quando suggerisce analisi sbagliate”. Fin qui tutto bene, non si vuole discutere in alcun modo il giornale di Polito. Quel che si vuol dire – ed ecco la parte “stronza”, finalmente! – è che Il Riformista meriterà sì di essere letto, ma non merita assolutamente lo sfregio di copiargli l’impostazione grafica, cambiando l’arancione con l’azzurro. E che cazzo, un po’ di fantasia!
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