giovedì, settembre 22, 2005

Ancora in difesa di Dagospia

L’ho già fatto ieri e, dopo le scoperte di oggi, replico. Voglio difendere Dagospia. Mi pagano? Certo che no. Allora il motivo: voglio bene a quel sito perché rappresenta un uso intelligente della rete – e di questo con le persone stupide si potrebbe discutere fino alla morte, ma mi fermo qui. Allora, lo difendo. Perché è inaccettabile che debba pagare 76 mila euro a Ela Weber – ve la ricordate, almeno per qualche trasmissione televisiva? – per delle presunte foto a luci rosse. Il fatto: Dago trova su Playmen delle foto inequivocabilmente lesbo e nota una somiglianza - del modello “due goccie d’acqua” stando a quanto dichiarato da D’Agostino stesso - tra una delle due protagoniste e la Weber appunto. Pubblica il materiale su Dagospia, ma quasi immediatamente scopre di aver pubblicato una falsità. Allora, da personaggio rispettabile quale è, ritira subito il materiale dai server e pubblica delle scuse. Manco a dirlo il processo è già partito e la Weber ottiene 76 mila euro di risarcimento perché dopo quelle foto non frequenta più la vita mondana ed è inoltre impossibilitata nell’esecuzione delle semplici faccende domestiche (?). Verdetto altamente risibile, non trovate? Ma c’è di più, quelle foto a quanto pare gli avrebbero distrutto la carriera televisiva, perché il suo pubblico non è – era? – un pubblico di quel tipo (quale tipo, Ela? Sporcaccione?). Insomma, come diceva un noto e scomparso trio di comici: a me mé pare ‘na stronzata. Ma oggi, sempre tramite Dagospia, si scopre che qualche foto non proprio casta la Weber l’ha fatta: per un calendario. Gli scatti sono riportati fedelmente in una galleria fotografica sul sito di Panorama. Perché per quei culi e quelle tette la Weber non ha fatto causa? Forse perché una bella somma di denaro l’aveva già guadagnato dalla vendita dei calendari e non aveva il bisogno immediato di liquidità?

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