domenica, novembre 06, 2005

Piero Fassino e la politica estera

Leggere l’intervista a Piero Fassino pubblicata oggi su La Stampa mi fa venire un sorrisino. Un brivido – no, non è terrore – di soddisfazione. Perché certe dichiarazioni del segretario dei Democratici di Sinistra sono inequivocabili, e mostrano tutte le difficoltà che l’Unione avrà nel malaugurato caso vada al governo. Parlando di Iraq, ad esempio, Fassino dice che “tutti a casa è un’espressione che non mi piace perché dà l’idea di rinunciare ad assumersi le proprie responsabilità […] se vinceremo le elezioni proporremo al Parlamento un calendario per il rientro dei soldati italiani”. Ecco, bene, il brivido si estende. Primo perché, in fin dei conti, quanto dichiarato dal leader dei Ds – pensiero questo proprio anche di Prodi -, è lo stesso piano che la Casa delle Libertà ha in mente, ovvero quello di un ritiro graduale delle truppe di Pace – perché c’è sempre qualche imbecille che si ostina a chiamarle ‘soldati di guerra’, non cogliendo, o non volendo cogliere, la differenza – in accordo con il nuovo Parlamento legale dell’Iraq, con gli Usa (al cui riguardo, sempre nella stessa intervista, Fassino dice “se vinceremo collaboreremo lealmente con gli Usa”) e con le Nazioni Unite. Secondo, il brivido è dettato dalla precarietà in situazioni estere che un probabile – mi tocco, mi tocco… - governo dell’Unione dovrà affrontare. Metti che l’Unione vince, il giorno dopo su Liberazione e manifesto il titolo sarebbe: “E ora via dall’Iraq, immediatamente”. Chi lo spiega – e, soprattutto, cerca di far capire – ai Bertinotti, Cossutta, Diliberto e comunistaglia varia, che quello che hanno in mente loro non sarà esattamente quello cha ha in mente l’Unione? Altra piccola questione: Fassino, parlando della sua esperienza come Ministro degli Esteri – che fa, butta già lì una sua candidatura? – ricorda gli interventi militari affrontati dal centrosinistra. E allora via con l’elenco: Bosnia, crisi macedone, intervento contro la Serbia, intervento in Kosovo, intervento in Albania. Dunque, carissimi, pensate ancora che Berlusconi sia un imbecille guerrafondaio, o qualcosa vi sta lentamente tornando in mente?

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