mercoledì, marzo 29, 2006

Quanti concept album ci sono stati nella storia del rock – avrei potuto dire “della musica”, ma l'elenco sarebbe stato enorme: voglio dire, un'opera lirica non è comunque equiparabile ad un concept album, sebbene ante litteram? - dagli anni 60 ad oggi? Troppi, tantissimi, se considerate che l'underground musicale è saturo di dischi concettuali. Eppure pochi hanno lasciato veramente il segno: Tommy, The Wall (forse il più celebre), nel progressive se ne contano una miriade (Darwin del Banco del Mutuo Soccorso in Italia ha fatto scuola). Eppure ne esiste uno che è fantastico, seppur forse un po' troppo duretto per i palati più snob. Era il 1989 e da Seattle i Queensryche sfornavano il loro quarto album, Operation:Mindcrime. Capolavoro assoluto del quale però non si avvertiva il bisogno di un sequel, a giorni (purtroppo) nei negozi. Non se ne avvertiva il bisogno perché certe cose vengono una volta sola, lasciano il segno, tracciano un solco. E operano un cambiamento senza eguali. Inutile quindi riprovarci. Probabilmente lo ascolterò, ci mancherebbe, e magari sbaglio anche a partire prevenuto. Vi dirò.


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