lunedì, maggio 29, 2006

Credo di essere uno dei pochi che il Codice Da Vinci non l'ha letto. L'ho ovviamente iniziato, spinto dalla curiosità, poi nel bel mezzo della storia – quel bel mezzo in cui nessuno mollerebbe, a quanto pare – l'ho piantato lì, e sta ancora sulla libreria, mica lo riprendo in mano. Tutto ciò, sia chiaro, non per andare controcorrente; non per lo schifo di vedere semi-analfabeti con in mano “il libro del momento” - ho di meglio da fare. Solamente perché il racconto mi aveva terribilmente annoiato, ecco la verità. Poi è uscito il film ed ho seriamente rischiato di fargli fare la stessa fine del libro; inizialmente ho pensato di andarci – avrei giusto aspettato in un angolo che l'invasione del multisala finisse – poi piano piano la voglia è scemata, fino quasi ad avermi abbandonato del tutto. E poi, parliamoci chiaro, se ho mollato il libro a metà, mica mi posso mettere a russare in un cinema, no? Certo è che il clamore che libro più film hanno suscitato non è da poco. Prima il boom incredibile di vendite, poi il mastodontico battage pubblicitario a lancio della pellicole, e non ultime le polemiche sulla verità o meno della storia. È successo letteralmente di tutto: dalla casa produttrice di acque minerali che sotto la spinta di una fervente protesta organizzata da una newsletter alquanto discutibile ha dovuto sospendere il concorso basato proprio sull'uscita della versione cinematografica del Codice Da Vinci, al prete che cavalcando una troppo forte euforia domenicale ha bruciato sul sagrato della propria chiesa una copia del libro di Dan Brown. Cazzatelle, certo. Che non fanno altro che far pubblicità al film. La cosa che però mi incuriosisce è un'altra: potessi fare una domanda a questo simpatico prete – e a quelli che la pensano come lui sul libro, ovvio – chiederei il perché di tutto questo odio se il libro (e di conseguenza il film) parlano di cose finte, di menzogne. Voglio dire, c'è la storia, c'è la letteratura a dimostrare che sono stronzate – se lo sono, e visto l'imponenza delle proteste si è propensi non dico a pensarlo ma perlomeno a crederlo. Allora perché tutto questo fervore? Un po' come quando ti dicono che tua sorella la svende in giro: insomma, tu sai che non è vero, che quello sta infamando. Ovvio, girando a te i coglioni puoi anche tirargli due sberle. Ma se sei convinto dell'innocenza di tua sorella, mica lo ammazzi, giusto? Provate invece a trovarvi nella situazione di dovergli dare fuoco: niente niente che vostra sorellala svende in giro per davvero?


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