martedì, settembre 19, 2006

Il Premier riferisca, e in fretta.

Dopo la titubanza – sì, no, forse, si ma non io – Prodi si è convinto a riferire in Parlamento circa l'affaire Telecom e il pastrocchio che lui e i suoi hanno combinato, avente come esito finale quello delle dimissioni di Tronchetti Provera. Giusto che il Presidente del Consiglio riferisca, e che non lasci agli altri un compito che spetta a lui, dal momento che il papocchio l'hanno combinato i suoi più stretti collaboratori. Ma è un 'giusto' decisamente diverso da quello annunciato dal Presidente della Camera Bertinotti, il quale parla di “questione strategica” con riferimento (positivo) all'interventismo. È al contrario un giusto assumersi la responsabilità per un intervento totalmente illiberale, per un impicciarsi – non mi stancherò mai di ripeterlo – di fatti riguardanti un'azienda privata e quotata in borsa, un tentativo di allungare i tentacoli dello statalismo e del dirigismo. Tentativo che, tra le altre cose, oltre a non essere stato visto bene all'estero, ha irritato persino Bruxelles. Ovviamente si fa poco affidamento sul fatto che Prodi reciti un mea culpa o si dichiari realmente estraneo alla vicenda dei pizzini con il piano strategico per la Telecom, anche se si spera che il Presidente del Consiglio possa almeno fornire giustificazioni adeguate in merito, qualora ce ne fossero – e ne dubitiamo. Da segnalare anche un importante fatto correlato a questo appena presentato: per la prima volta la Maggioranza è “andata sotto” al Senato. La data scelta da Prodi per riferire in Parlamento era infatti stata fissata inizialmente per il 29 settembre. Una proposta di anticipo di una settimana avanzata dal senatore di Forza Italia Schifani è stata però accolta con 151 voti favorevoli, 148 contrari e una astensione. Ci auguriamo che la ritrovata armonia della Casa delle Libertà, nonché il ritrovato buon senso di alcuni senatori della parte avversa, evidentemente consci dell'urgenza di una parola del Premier sul caso, possano essere il primo passo verso le famose larghe intese finora bellamente ignorate dalla sinistra-piglia-tutto e il primo ruggito di risveglio del centrodestra.


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