martedì, ottobre 31, 2006

Finito di mettere le pezze alla Finanziaria?

Ci stiamo arrampicando sugli specchi, abbiamo dato fondo praticamente a tutto”. Queste le parole del vice ministro dell'Economia Vincenzo Visco, rivolte a chi vorrebbe portare ulteriori modifiche a questa Finanziaria fino a renderla irriconoscibile per l'ennesima volta da quando è stata presentata. Segno questo, tra le altre cose, dell'orrenda qualità del testo. Se sono stati presentati tantissimi emendamenti, se in molti all'interno della maggioranza si dichiarano scontenti, se il tira e molla tra le riforme strutturali che i riformisti avrebbero voluto e le tasse – meglio se vendicative – caldeggiate dall'imbecillità dell'ultra sinistra ha visto la vittoria di queste ultime, vuol dire che all'interno delle stesse persone che la Finanziaria l'hanno scritta non c'è chiarezza. Prima dicono una cosa, poi ne fanno un'altra (l'ultima, in ordine di tempo, riguarda ancora la modifica al “superbollo” sui Suv) e alla fine ci si ritrova con un testo sempre modificato, impossibile da comprendere al semplice cittadino ma a questo punto anche a chi ci ha lavorato sopra. Migliorassero la situazione, si potrebbe anche chiudere un occhio. Invece questi, resosi conto della pochezza del testo da loro presentato, stanno giocando a mettere le pezze: sistema di qui, sistema di lì, e quello che si ottiene non può che essere una versione sbiadita del già grigio testo originale. Questo modo di lavorare, tra l'altro, è proprio il risultato di una coalizione divisa: chi vole la Tav, chi non la vuole; chi dice che il famoso programma dell'Unione va rispettato, chi invece afferma che “non si tratta del Vangelo”. Divisione più assoluta, che si fa ancora più pesante dal momento che il Cav. sembra essersi messo da parte, divertito in un angolo a vedere questi che litigano - “ci faremo il Drive In” - e giusto un paio di ruggiti dalla piazza per non perdere contatto con i suoi. Staremo a vedere, presumibilmente non ci saranno più sostanziali modifiche e ci sorbiremo dunque questo “tagli zero, tasse mille, riforme zero, vendetta mille” nella speranza che il governo cada, e in fretta. E che, come dice il Fassino brontolante sulle intercettazioni, “se Prodi cade, si va al voto”. E voi a casa.


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