venerdì, ottobre 27, 2006

Sbagliato violare la Privacy, ma sbagliato anche incolpare il Cav.

Che Prodi la stia tirando lunga sulla questione degli spionaggi è verificabile: altre sarebbero le priorità di cui dovrebbe parlare ma – vista la situazione – preferisce glissare e nascondersi in un angolo a fare la vittima. Però nemmeno ha tutti i torni a incazzarsi per quanto successo e a chiedere che qualcuno paghi. Non è mai bella cosa che i dati privati di una persona siano resi accessibili in modo facile e veloce, anche per impieghi che si fermano alla semplice “curiosità” e che quindi non vanno oltre alla violazione della privacy. Di conseguenza è giusto e sacrosanto che qualcuno paghi, che il responsabile di queste cazzate venga fuori e licenziato in trono. In diverso modo è fazioso ed estremamente infantile incolpare chi c'era al Governo nella scorsa legislatura di ciò che oggi salta fuori dopo l'inchiesta della Magistratura Milanese. Fazioso, perché non si perde occasione per colpire l'avversa parte politica con argomentazioni che non si reggono in piedi da sole; infantile, perché dalle indagini emerge chiaramente che non solo politici di centrosinistra sono stati spiati, ma anche personaggi televisivi, dello sport, nonché figli “illustri” di Cavalieri, questi ultimi a loro volta spiati – e pesantemente – nel passato.

Che poi il motivo di queste sbirciate sia uno spionaggio è tutto da verificare. Dalle indagini emerge infatti che i movimenti finanziari di Prodi e consorte sarebbero stati visualizzati dopo che lui ha donato qualcosa ai figli – e senza tasse, grazie al Cav. - e nei giorni prima delle elezioni di aprile. Segno che a sbirciare sono stati stupidi “impiegati” con libero accesso ai dati, spinti dalla curiosità di mettere il naso in ciò che alla mattina leggevano sui giornali e con ogni probabilità senza strani secondi fini.

Dulcis in fundo – ma l'ho già scritto ieri – che sia il Centrosinistra a fare una lezione morale dopo aver introdotto il Grande Fratello Fiscale targato Visco, è quanto meno ridicolo. O forse la privacy fa indignare solamente quando si tocca quella del Premier della propria parte, mentre farsi gli affaracci dei liberi cittadini è cosa buona e giusta? O forse ancora il signor Fassino – quello che maggiormente sembra essersi scagliato contro Berlusconi e Tremonti – è ancora piccato per quella famosa storia dell' “abbiamo una banca” spifferata – causa intercettazioni – giusto in tempo per mandare all'aria l'affarone? Un'altra buona occasione sprecata per smettere di predicare bene e razzolare male.


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