le assurde tentazioni di Casini di ricostituire la Democrazia Cristiana
Puntualmente ritorna, nelle perverse menti dei democristiani – siano essi puri, ex, neo-, o post – l'idea di rifare il grande centro. Che poi nient'altro sarebbe che la rimessa in gioco di qualcosa che a suo tempo implose – con l'aiuto di Tangentopoli – e di cui la gente, fortunatamente, non sente il bisogno. Di solito è un vento passeggero, colpisce i nostalgici e una volta passato nessuno se lo ricorda più: è usato come provocazione, ma ne rimane pochissimo, quasi nulla. Questa volta però sembra diverso. O meglio: chi caldeggia il ritorno sembra più convinto, sembra più ostinato, sembra non aver ancora calcolato i rischi a cui va incontro. È da questi presupposti che l'asse Mastella – Casini si sta muovendo per ripresentare – sembrerebbe alle prossime Europee – una coalizione politica di centro, erede della Democrazia Cristiana che fu, che prenda le distanze tanto dalla destra quanto dalla sinistra e che svolga il ruolo di centro di attenzione per l'elettore moderato, al fine di diventare il cartello politico dalla maggioranza relativa pronta a governare il paese. Stupisce che nelle menti tanto di Casini quanto di Mastella non trovi posto la semplice considerazione politica che sconsiglierebbe un'operazione del genere e per molti motivi.
Per iniziare, è opportuno ricordare che l'Udeur e l'Udc insieme hanno, essendo generosi, il 10% dei consensi. E difficilmente il popolo moderato – o anche ex democristiano – che nel frattempo si è spalmato in gran parte tra Margherita e Forza Italia, più qualcosina nei partiti minori, correrebbe il rischio di rivolgersi elettoralmente ad un cartello che per semplici regole matematiche non possiede i numeri per governare. E, detto molto chiaramente, difficilmente in un futuro questi numeri potrà possederli. Perché in Italia, adesso come adesso, non c'è posto per il centro. Con una sinistra pronta a scendere in campo con il Partito Democratico, e con una destra che si appresta a fare altrettanto partendo da quello che sembra essere l'embrione del Partito delle Libertà, il centro è inesistente. Il bipolarismo sgangherato tra tanti errori ha prodotto però una cosa fondamentale: la mente bipolare dell'elettore, ormai abituato a dover scegliere tra lo stare di qua e lo stare di là, scelta che prevede la preferenza per due schieramenti enormi e che quindi non prenderebbe in considerazione un nuovo centro, sebbene “benedetto” magari dagli addetti ai lavori o persino dai cosiddetti poteri forti. Quando il Presidente di Alleanza Nazionale Gianfranco Fini dice che l'italiano ha una mente politicamente bipolare, dice una sacrosanta verità: non è abituata, e non ne vuole nemmeno sapere, di prendere in considerazione un centro, che ai suoi occhi si svelerebbe solamente come una grande ammucchiata senza senso, e vedrebbe nell'operazione il solito vecchio gioco dei democristiani: appoggiarsi all'una o all'altra parte politica fino a quando va bene, per poi smarcarsi e cercare di riprendere il potere del quale evidentemente prova nostalgia. Ma l'italiano – che non dovrebbe essere poi così imbecille – non ha per nulla nostalgia di altri anni di dominio assoluto della Democrazia Cristiana. Non vuole altri Andreotti, altri Forlani. Tanto più quando questi si chiamano Casini, Follini, Tabacci e Mastella. E poi ci ricordiamo tutti di come la Democrazia Cristiana era un gioco di correnti e di odi interni: quelli fanno capo a quella persona e si scontrano con gli altri che fanno capo a quell'altra persona, generando così circoli virtuosi e giochi di potere che un Paese come l'Italia non si può permettere. Li critichiamo a questa sinistra, figuriamoci a vedere le stesse tattiche e gli stessi sotterfugi in mano democristiana.
Casini poi dovrebbe tenere in considerazione un ulteriore fatto: come la prenderebbero i suoi compagni di partito dell'Udc, nonché gli elettori? Già sabato, in occasione della manifestazione del centrodestra, i malumori della base dell'Udc erano presenti e nemmeno troppo nascosti: “siamo qui con il corpo, ma con il cuore siamo a Roma”, dicevano alcuni commentando la manifestazione di Palermo. Difficile dunque pensare che siano in molti gli scellerati che vogliono seguire il loro leader in questo suicidio politico che prende il nome di “ritorno allo scudo crociato”. E lo stesso discorso vale per gli elettori: saranno in pochi, vedrete, a seguire questo revival di democristiani.
Che Casini dunque ci dica a che giochino perverso vuole giocare, perché è inutile gridare ai quattro venti che “senza l'Udc il centrodestra farà vent'anni di opposizione”, perché se anche fosse così, il nuovo centro è condannato ancora prima di esistere alla vita perenne all'opposizione. Visti i danni del passato e i casini – ops – del presente. Che poi, dovessi esprimere un giudizio strettamente personale, esulterei se davvero Casini e l'Udc uscissero dalla Casa delle Libertà.
Etichette: il colonnino
4 Commenti:
Anch'io mi sarei stufato. La DC ha campato per quarant'anni di voti di centrodestra, congelati e sequestrati con la scusa dell'antifascismo; dopo la dipartita di De Gasperi, tali voti sono stati impiegati per promuovere l'edificazione di un socialismo bianco, che poco aveva da invidiare a quello rosso e nero. Ogni partito che potesse costituire una concorrenza da posizioni di destra antifascista e' stato sistematicamente boicottato.
No grazie, la DC del clericofascista Fanfani puo' riposare, spero neppure in pace. E' ora di aver eun partito di centrodestra, non un pagliaccio di centro che guarda a sinistra, campadno alle spalle della destra.
Casini con il suo 3% puntava alla leadership della CDL appena ha visto che non c'era trippa per gatti, si è ricordato di essere un ex democristiano.
Meglio riavere la Democrazia Cristiana che avere di nuovo quel millantatore di Berlusconi che incita unicamente ad evadere.
Sidoli, non si sentiva il bisogno di cotanta perla di saggezza. La prossima volta vomitare da un'altra parte, please
Saluti
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