domenica, dicembre 30, 2007

Alitalia e lo strano caso dei liberisti alle vongole.

La vendita di Alitalia ai francesi di Air France-Klm, ormai cosa sicura, ha suscitato un coro di proteste insolitamente bipartisan: da Formigoni a Penati, dalla Lega ai sindacati, tutti hanno accusato il governo di aver fatto la scelta sbagliata guardando ai concorrenti d’oltralpe anziché privilegiare la soluzione italiana rappresentata dalla cordata imprenditorial-bancaria di Air One. Solo il tempo potrà dire se le scelte effettivamente sono sbagliate. Per il momento, possiamo limitarci ad un paio di considerazioni molto pratiche. Francesi o non francesi, Alitalia finalmente è stata venduta; le perdite quotidiane di quasi due milioni di euro non saranno più affare dello Stato-Pantalone pronto a risanare conti ogni due per tre pur di mantenere in vita la pagliacciata della prestigiosità di avere una “compagnia di bandiera” come l’Alitalia, colabrodo che lascia(va) insoddisfatti tutti, viaggiatori in primis. Inoltre non si riescono a giustificare, se non come comportamenti da bassa bottega politica, le proteste del cosiddetto “fronte del Nord” circa la paura di veder svalutato l’aereoporto di Malpensa in favore di Roma o di altri hub stranieri, soprattutto per quanto riguardano le rotte internazionali. Primo, perché secondo alcune indiscrezioni, nella trattativa Air France proporrà al Governo l’istituzione di un trust per l’Alitalia, con un contratto che affidi ad una fiduciaria italiana il 51% dei diritti di voto della compagnia, così come avviene anche per la Klm, la compagnia olandese facente anch’essa parte del gruppo Air France. In questo modo, il trust potrebbe optare per soluzioni che favoriscano l’italianità del progetto e tendano a non svalutare – qualora si tratti di svalutazione – l’hub lombardo. In secondo luogo, chi pensa che Malpensa – e con lei tutto il Nord – possa subire un danno dimostra di non aver saputo guardare la realtà fino ad oggi. Malpensa è un aeroporto sì strategico, ma progettato male e cresciuto male. Non sta a me dirlo, basta osservare i fatti. Inoltre, anche considerando l’ipotesi che molte rotte non transiteranno più da lì, non è mica detto che altre compagnie non possano aver accesso all’aereoporto. Né ora con tutti gli slot Alitalia al loro posto, né un domani quando potrebbe liberarsi ulteriore spazio. Già ora alla Malpensa c’è ampia disponibilità di spazi per volare, non essendoci carenza di bande orarie di decollo o atterraggio. L’ appeal di Malpensa, ammesso che esista, è lo stesso oggi come sarà lo stesso domani. Qualunque altra compagnia può prendere posto e far partire da lì i suoi voli. È una sorta di scommessa economica indipendente dal destino di Alitalia: se qualcuno crede al valore dello scalo in provincia di Varese, non deve far altro che utilizzarlo per le sue rotte.

Per questo la stupida difesa dell’italianità, il comportarsi di forze politiche di centro-destra (Forza Italia, An, Lega) come le peggiori forze dell’estrema sinistra, con promesse di occupazioni e manifestazioni alla Malpensa, sembrano solamente il tentativo di fare del sano populismo in opposizione a qualunque scelta di questo pur vergognoso Governo Prodi. I francesi, dopo tutto, una volta acquisito il controllo potranno fare quello che vogliono, soprattutto dopo aver fatto calcoli di considerazione economica. Che siano il Governo, l’Opposizione e i sindacati italiani, ovvero tutti i protagonisti del degrado di Alitalia, nessuno escluso, a fare ora la predica e a spiegare quello che è giusto o sbagliato, mi pare alquanto ridicolo. Tranne qualche ammirevole caso (vedi Antonio Martino, Forza Italia), anche quelli che fino ad oggi si sono detti per il libero mercato e per il liberismo economico, dimostrano di essere dei liberisti alle vongole.

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