questione di livelli, non di tifosi di calcio.
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C’è qualche pio napoletano tra di voi che mi dice il numero del morto che parla?
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Prodi abbandona la presidenza del Partito Democratico.
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Giorgio Napolitano è il Presidente della Repubblica eletto dalla sinistra, questo è vero, ma vero anche che fino ad oggi si è sempre comportato egregiamente, e non poteva che essere così visto che il personaggio in questione è un politico raffinato (e navigato), e che la sua storia è un ottimo lasciapassare all'incarico che ora ricopre. Fino ad oggi, però, perché questa volta forse è andato un po' oltre: dare l'incarico a Marini per “sondare” quante speranze ci possono essere per un governo di transizione, da creare per varare una legge elettorale che la sinistra avrebbe voluto cambiare da due anni ma che, per l'appunto, in due anni nessuno è riuscito a toccare, sembra essere solamente l'inutile tattica del procrastinare la soluzione politica di un paese. Insomma, una consultazione completa è stata già fata da Napolitano stesso, e il risultato è stato che non ci sono le condizioni per un governo che approvi una riforma elettorale, per almeno due motivi. Il primo, che il centrodestra (compresa l'Udc, da un paio di giorni) è compatto nel chiedere elezioni anticipate perché, ovviamente, non ci sono i presupposti nemmeno per credere che in tre mesi di governo tecnico si approvi una legge elettorale diversa da quella attualmente in vigore; e nessuno può sinceramente pensare di fare un governo tecnico senza Forza Italia e Alleanza Nazionale. Il secondo, un governo tecnico, di transizione, d'emergenza nazionale – chiamatelo come volete, in sostanza cambia poco o nulla – aveva un senso solamente qualora Romano Prodi avesse seguito i saggi consigli che arrivavano dal Quirinale; ovvero, se l'ex Premier avesse messo da parte la spocchia e si fosse dimesso senza cercare di fare la disperata conta dei voti al Senato, giochetto di cui tutti conosciamo la tragica fine. Dopo quella sfida, l'ennesimo tentativo di attaccarsi alla poltrona con le unghie, e senza vergognarsi, e pur sapendo che non solo nel popolo ma anche nel Parlamento non c'era fiducia per l'esecutivo, non c'è più spazio per un governo di transizione. Si voleva fare un tentativo ultimo e disperato? Si seguiva il consiglio di Giuliano Ferrara: se il leader del Partito Democratico pensava che un governo d'emergenza per varare la legge elettorale fosse assolutamente necessario, avrebbe dovuto avere lui il coraggio di chiedere al Presidente della Repubblica l'incarico, e Napolitano di darglielo. Così, ovviamente, non è stato, perché il problema di Veltroni non è tanto la legge elettorale, quanto limitare la sicura batosta e il decidere se correre coraggiosamente da solo o se imbrigliarsi ancora in un'alleanza che tutti sappiamo a cosa porta.
Napolitano, avrebbe dovuto sciogliere le Camere e andare ad elezioni anticipate. Berlusconi d'altra parte l'ha più volte promesso: prima il voto, poi se il centrodestra vincerà non farà come l'Unione la quale, in condizione di sostanziale pareggio elettorale ha preso tutto per lei, ma cercherà di affrontare una serie di riforme condivise con la maggioranza seria e intelligente dell'opposizione.
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La caduta di Romano Prodi ci ha liberato della sinistra intesa come l'abbiamo conosciuta almeno negli ultimi 15 anni, ovvero un'accozzaglia tenuta insieme stupidamente dall'odio nei confronti di Silvio Berlusconi. Ma chi ha anche portato direttamente ad una farsa, le liste civiche di Beppe Grillo.
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La vendita di Alitalia ai francesi di Air France-Klm, ormai cosa sicura, ha suscitato un coro di proteste insolitamente bipartisan: da Formigoni a Penati, dalla Lega ai sindacati, tutti hanno accusato il governo di aver fatto la scelta sbagliata guardando ai concorrenti d’oltralpe anziché privilegiare la soluzione italiana rappresentata dalla cordata imprenditorial-bancaria di Air One. Solo il tempo potrà dire se le scelte effettivamente sono sbagliate. Per il momento, possiamo limitarci ad un paio di considerazioni molto pratiche. Francesi o non francesi, Alitalia finalmente è stata venduta; le perdite quotidiane di quasi due milioni di euro non saranno più affare dello Stato-Pantalone pronto a risanare conti ogni due per tre pur di mantenere in vita la pagliacciata della prestigiosità di avere una “compagnia di bandiera” come l’Alitalia, colabrodo che lascia(va) insoddisfatti tutti, viaggiatori in primis. Inoltre non si riescono a giustificare, se non come comportamenti da bassa bottega politica, le proteste del cosiddetto “fronte del Nord” circa la paura di veder svalutato l’aereoporto di Malpensa in favore di Roma o di altri hub stranieri, soprattutto per quanto riguardano le rotte internazionali. Primo, perché secondo alcune indiscrezioni, nella trattativa Air France proporrà al Governo l’istituzione di un trust per l’Alitalia, con un contratto che affidi ad una fiduciaria italiana il 51% dei diritti di voto della compagnia, così come avviene anche per
Per questo la stupida difesa dell’italianità, il comportarsi di forze politiche di centro-destra (Forza Italia, An, Lega) come le peggiori forze dell’estrema sinistra, con promesse di occupazioni e manifestazioni alla Malpensa, sembrano solamente il tentativo di fare del sano populismo in opposizione a qualunque scelta di questo pur vergognoso Governo Prodi. I francesi, dopo tutto, una volta acquisito il controllo potranno fare quello che vogliono, soprattutto dopo aver fatto calcoli di considerazione economica. Che siano il Governo, l’Opposizione e i sindacati italiani, ovvero tutti i protagonisti del degrado di Alitalia, nessuno escluso, a fare ora la predica e a spiegare quello che è giusto o sbagliato, mi pare alquanto ridicolo. Tranne qualche ammirevole caso (vedi Antonio Martino, Forza Italia), anche quelli che fino ad oggi si sono detti per il libero mercato e per il liberismo economico, dimostrano di essere dei liberisti alle vongole.
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«Io faccio. Io duro perchè faccio. Non è che faccio perchè duro. Altrimenti sarei già caduto mille volte». Secco e contorto allo stesso tempo, questo l’ultimo commento del Presidente del Consiglio Romano Prodi circa il suo tirare a campare. Che, a questo punto sia chiaro a tutti, è una stupida e infondata insinuazione della stragrande maggioranza del popolo italiano, e per tacere della stragrande maggioranza di quelli che stanno al governo con lui. Lui dura perché fa, e non viceversa. E allora io – che mi pregio di essere parte della stragrande maggioranza di cui sopra – non ci ho capito un cazzo di niente di quella sua frase buttata in pasto ai cronisti, che a loro volta la rigireranno agli italiani, i quali ultimi della filiera la terranno in mente il tempo giusto per considerarla la cazzata che è, un paio di secondi. Finito questo enorme e importantissimo discorso alla Nazione, ennesima pataccata assurda e ridicola di un Premier disperato, Prodi ha augurato al popolo italiano “serenità”. Un Presidente del Consiglio – Bonomelli che dispensa serenità e tranquillità perché ha capito – unica mossa in cui non si scorge un briciolo di stupidità – che gli italiani, quando lo guardano in televisione, lo leggono sui giornali o semplicemente si rendono conto che sta ancora lì seduto con quell’espressione-incrocio tra un bassotto obeso e un parroco scaglionato, si incazzano. Altro che serenità.
PS – non si offenda
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“Up until the very end of a recent morning run at Villa Borghese, he seemed completely dry. This could be interpreted several ways. He may be 68, but he is in great shape physically, if rarely politically. Or perhaps his body is made of the same stuff as his personality, so low-key that a popular comic here recently nicknamed him "Valium." Or maybe it is evidence of an endurance that has allowed him to survive for a year and a half with terrible poll numbers, a fractious coalition and daily predictions that his center-left government would collapse, inviting the return of his more emotive predecessor, Silvio Berlusconi.”
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