Le regole di casa mia
Lo so, sono discorsi pesanti che già molti di voi avranno sentito – meglio: letto – una miriade di volte. Ma finché in giro ci saranno persone stupide ed ignoranti, bisognerà continuare nelle ripetizioni. Allora, questo blog è ospitato da una bellissima piattaforma. Ecco, immaginiamo che la piattaforma in questione rappresenti un condominio, e il blog un appartamento all’interno del condominio. Ecco, il blog visto dunque come una casa, casa mia, dell’autore del blog. Di chi sta scrivendo queste benedette righe, insomma. E in casa mia faccio quello che voglio, compreso – sempre volendo – scrivere quello che voglio sui miei muri: nessuno deve permettersi di dire nulla. Ecco, nessuno può entrare in casa mia e dire che sono una “razza di idiota”, perché ciò è ritenuto comportamento offensivo. E non sta bene, soprattutto se il padrone di casa è una persona vanitosa come me. Quindi, caro ragazzino tanto sprovvisto di palline da non firmarti nemmeno – bensì accedere come un anonymous qualunque- che stamane alle 7 e 20 – dico: non hai nulla di meglio da fare a quell’ora? – hai lasciato un commento lesivo della mia rispettabilissima immagine a questo post, sei pregato di non fare più il cattivo bambino. Questa è la mia casa, e da oggi chiunque tu sia – inteso come nome e cognome, e non solo come la sequenza di numeri dell’indirizzo IP – sei pregato di girare alla larga, se non hai intenzione di imparare le buone maniere. Certo, è la prima volta che capita e quindi mi limito a questo, una bella ramanzina; qui chiunque abbia un comportamento corretto è il benvenuto – leggasi: chiunque non risulti offensivo nei miei o negli altrui confronti, sia che la pensi o non la pensi come me – ma, come sta scritto anche sul fondo della barra di destra, le persone facili all’insulto non sono gradite. Le regole di casa mia sono queste, sullo zerbino c’è la scritta Welcome, ma sulla porta nel retro c’è stampato un bel fanculo!. E se l’andazzo dovesse essere questo, non ci metto ne uno ne due a moderare i commenti, ma di arrivare a fare anche il "revisore" non ne ho proprio voglia. Siamo in un paese libero? Allora che tutti si assumano le responsabilità delle loro azioni, perché libero non vuol dire “anche di insultare”.
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