martedì, aprile 25, 2006

Quando la sinistra si appropria di una festa di TUTTI gli italiani

(foto: Repubblica.it)

Chiudevo il post precedente dubitando del fatto che le immagini della manifestazione milanese in onore della festa della Liberazione potessero mostrare il popolo italiano con la bandiera italiana, come dovrebbe essere. Anzi, di più: ipotizzavo un mio personalissimo auto-sbertucciamento telematico; avrei postato le immagini e fatto mea culpa se quanto da me ipotizzato non sarebbe successo. Ma facevo bene a dubitare, in fondo sapevo di non aver torto, perché le immagini sono quello che sono: un insieme di bandiere uliviste, rifondarole, pacifiste. Tutto tranne che il tricolore, nella festa della Liberazione del Popolo Italiano.

La Liberazione, già, proprio quella dal nazi-fascismo. Non si direbbe che l'Italia ne sia stata liberata definitivamente, dal momento che oggi di fascismo – seppur inverso, rosso – se n'è visto a fiumi. Offesi? E allora come chiamare l'azione di fischiare chiunque sia sceso in piazza pur non essendo di centrosinistra – vedi la Moratti, verso la quale nemmeno con il padre ex deportato ora in carrozzina hanno portato rispetto – oppure il monopolizzare una festa strumentalizzandola in modo vergognoso? Non è fascismo questo? Prodi ci viene a parlare di una festa che deve unire l'Italia, sottintendendo che la sua coalizione unisce. E invece succede che solo il popolo della sinistra si sente – ancora una volta, superiormente – l'unico con il diritto di scendere in piazza, l'unico che può manifestare; l'unico che può vergognosamente sostituire il tricolore con le bandiere dei – suoi – partiti e gridare nel giorno della Liberazione dal nazi-fascismo slogan contro lo stato di Israele (ecco perché proprio poco sopra parlavo di fascismo ancora persistente...)

Credo che se ad uno straniero venisse detto che il 25 aprile è una festa italiana e poi gli venissero mostrate le immagini – foto e video – storcerebbe la bocca. E a ragione, dal momento che i compagni si sono – per l'ennesima volta, per l'ennesimo anno – appropriati di una festa di tutti trasformandola in una squallida imitazione del primo maggio.


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