che cazzo abbiamo da navigare?
Mi è parso di sentire, al Tg5 delle 13, che in Italia in cima alla classifica di vendita di prodotti hi-tech ci siano i navigatori satellitari. E la cosa, in verità, non mi stupisce per niente. Li vedi lì intenti a schiacciare con il touch screen alla ricerca della via dove abita la suocera, o la cugina o la cognata o l'amante. Salgono sulle loro macchine contenti di possedere il nuovo status symbol, e fa niente se si è dimostrato il più inutile di tutti, altro che il telefonino o l'iPod. Con uno ci comunichi, con l'altro ti sollazzi i timpani, ma con il navigatore non ci fai proprio un cazzo. Anzi, ti rompi le palle con la sua vocina elettronica. Accendessero di più la radio in macchina gli italiani, e sulle strade forse ci si incazzerebbe di meno. Ma siamo così, compriamo il navigatore per andare da casa all'ufficio e dall'ufficio a casa, perché la nostra vita sta in quei 15-20 km lì, oltre non si va, nemmeno la domenica. Roba che Samuele Bersani con “lo scrutatore non votante”, ad immaginare un mondo di gente che “pulisce casa ma non ospita” e che “ha comprato la stampante, ma non spedisce mai una lettera” ci è andato vicino, colpendo il problema però solo di striscio.
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