Nicola Rossi vittima di Romano Prodi
Provare a vederla sotto questo punto di vista: Nicola Rossi è l'ennesima vittima di Romano Prodi. È di oggi infatti la notizia che il celebre economista riformista ha lasciato il suo partito, i Ds, per mancanza – appunto - di riformismo, con conseguente polemica all'interno della Quercia. Ed è sempre delle ultime ore la notizia secondo la quale Romano Prodi avrebbe avuto un atteggiamento frenante circa la tanto annunciata riforma delle pensioni, quella degli incentivi per chi vuole continuare a lavorare e dei disincentivi per chi smette prima, cedendo per l'ennesima volta al ricatto dell'ala massimalista del centrosinistra e mettendo a tacere le voci circa una possibile – ed immediata e necessaria – “fase due” del Governo. Nicola Rossi se ne è andato perché ha capito che di riformismo l'Unione non ne vuole proprio sapere, così come il Premier, il quale anziché cercare di salvare il salvabile getta benzina sul fuoco non mancando mai di sottolineare come ci sia un rapporto preferenziale con la sinistra che ancora si fa chiamare comunista. Perché, se volete continuare a guardare sotto questo punto di vista, questa situazione non è la classica fobia del Cav. che porta a gridare “al comunismo!”, bensì è una realtà di fatto. In Italia il comunismo non è il protagonista assoluto, ma si annida e ha gioco facile con Prodi per condizionare l'operato dell'intero governo di centrosinistra. Che non ci sarebbe piaciuto comunque ma che, venendo a mancare la spinta riformista, si dimostra totalmente inutile. Qualche giorno fa ci chiedevamo in che modo i Fassino, i Rutelli, persino i Capezzone e tutta la famiglia dei cosiddetti volenterosi avrebbe reagito per portare il Governo su un binario meno imbarazzante di quello che sta percorrendo; inutile ribadire che gli italiani continuano ad aspettare un risposta, e si sono sinceramente stancati di vedere tre o quattro neo-sovietici bloccare tutto ciò che di importante c'è bisogno.
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