Oggi la Camera ha votato il decreto per il rifinanziamento delle missioni militari all’estero con 524 sì 3 no e 19 astenuti, e fin qui nulla di nuovo sotto il sole: il governo alla Camera possiede i numeri per poter governare in tutta tranquillità, anche qualora qualche dissidente volesse – come peraltro è successo – mostrare la sua contrarietà. Il bello verrà il 27 marzo, quando si tratterà di votare il rifinanziamento al Senato dove, come noto, l’Unione non ha i numeri per poter fare alcunché. Certo, Prodi e i suoi assicurano che nulla di negativo succederà, e che il governo non cadrà. Ma questo grazie anche ai voti dell’opposizione. Per quanto riguarda invece proprio i senatori dell’Unione, gli ormai celebri Turigliatto e Rossi hanno dichiarato di non voler votare. E se mentre quest’ultimo ha anche aggiunto di essere disposto a non partecipare alla votazione, abbassando così il quorum e di conseguenza la maggioranza necessaria, il primo ha confermato il suo no secco e deciso. E in tentazione c’è anche il Senatore del gruppo Verdi-Pdci Bulgarelli. Dunque lo scenario sembra quello di due settimane fa, quando l’Unione proprio in Senato è caduta e Prodi ha presentato le sue dimissioni. Questa volta il centrosinistra dovrà necessariamente dimostrare di avere la maggioranza politica, quindi i famigerati 158 voti, altrimenti dovrà andarsene, perché un’altra farsa di quelle dimissioni l’Italia non se la può permettere: se Prodi presenta le dimissioni queste dovranno essere accettate e se D’Alema dice che senza maggioranza è meglio andarsene, sarebbe cosa buona e giusta essere coerenti con quanto detto. Senza maggioranza, basta Unione. Con buona pace di Franco Giordano, il quale ha dichiarato che “158 voti, 157 o 160 sono tutte stupidaggini”. E no, caro Giordano, che non sono stupidaggini: se un governo non dimostra di avere la maggioranza politica – quindi eletta – su un tema delicato come quello della politica estera, la baggianata sta nel suo interno e nei suoi rappresentanti, non nella conta dei numeri.
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