mercoledì, aprile 25, 2007

spiazzante.

Prendi un disco dallo scaffale – e non importa né il disco né l'artista in questione, semmai è meglio occuparsi dell'etichetta: si tratta di una ristampa Virgin Records del 2006 di un long playing del 1981. In quanto tale, la ristampa, niente di che: la solita ri-masterizzazione digitale di vecchi nastri analogici, a quanto pare compiuta ancora a 16 bit anziché a 24 ma poco importa, sono sottigliezze che all'uomo della strada importano ben poco, giacché la differenza tra il 16 e il 24 non la capisce. La cosa che ti colpisce, che ti fa sobbalzare dalla sedia, che ti rende forse l'ultimo dei romantici che ancora entra in un negozio di dischi e – miracolo! - esce passando dalla cassa solo dopo aver dato una bella strisciata alla carta di credito, è un'altra. Sta dentro il libretto – tra l'altro, per aggiungere una piccola nota di colore: il libretto per essere una ristampa fa schifo – e ti investe, piena di carattere. Una piccola noterella, all'apparenza, piazzata in corpo 8 proprio tra i crediti del disco e il pippone su tutti i diritti che sono negati all'acquirente. Sembra innocua, ma è un attestato di stima in piena regola, un proclama di fiducia nei tuoi confronti, proprio mentre tu con la faccia da pesce lesso sei lì che ti rigiri il piccolo foglietto di carta plastificata tra le mani. Dice così: “thank you for buying this music and for supporting the artist, songwriters, musicians and others who've created it and made it possible”. Spiazzante nella sua onestà, tanto che – sempre con la faccia da pesce lesso – tra i denti sussurri un you're welcome di tutto cuore.

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