giovedì, maggio 31, 2007

meglio che non si sono impiccati. Però...

Marco Travaglio, nella sua para-rubrichetta dal titolo “Uliwood Party” [l'Unità 30.05.200], che tanto provoca fastidi al direttore Antonio Padellaro e tanti ne ha procurati al precedente Furio Colombo, racconta la storia del ministro dell'agricoltura giapponese Toshikatsu Matsuoka il quale, coinvolto in uno scandalo finanziaro, si è tolto la vita (“in pieno parlamento”, fa notare maliziosamente il nostro) perché con ogni evidenza non riusciva a sopportare la gogna mediatica che il suo caso gli ha scatenato contro e che sempre con ogni evidenza gli ha impedito di scontare la sua pena di personaggio colpevole. Nel raccontarlo, il Travaglio, fornisce una serie di fatti simili successi in Italia, per lo più ai tempi di Tangentopoli, e che continuano a vedere i personaggi allora coinvolti parte del gioco politico italiano. Molte sono le cose che non si capiscono dell'articolo. E non mi riferisco alla ormai consueta attitudine giustizialista-forcaiola – più la seconda che la prima – del giornalista che si dichiara uomo di destra liberale ma che scrive sul giornale che fu del Partito Comunista Italiano e che ora non si capisce bene a cosa faccia riferimento. Non si comprende, ad esempio, perché la rubrica, che in opposizione alla ora defunta e (contro)berlusconiana Bananas, dovrebbe occuparsi dei problemi interni allo schieramento cui ora Travaglio – uomo di destra, “liberal-conservatore fino a quando i conservatori in Italia erano rappresentati da Indro Montanelli – fa riferimento, séguita a parlare invece di uomini in forza al centrodestra. Uomini come l'ex socialista Paolo Scaroni, ex manager di Techint, coinvolto in Tangentopoli per il pagamento di una tangente all'Enel e poi eletto nelle file di Forza Italia; o del neo-confermato sindaco forzista di Asti, Giorgio Galvagno, il quale nel 1994 fu arrestato per uno scandalo riguardante lo smaltimento di rifiuti tossici in alcune discariche. Dice Travaglio che lui, certo, una fine come quella del giapponese non la augura a nessuno e, anzi, lui si accontenterebbe che i Matsuoka nostrani “vivessero cent'anni, ma a casa loro, lontano dal denaro pubblico”. Ovviamente il caro Travaglio non fa riferimento a pene scontate – solo a schifati “patteggiamenti”, che vogliono comunque dire ammissione di colpa – o ad eventuali innocenze. No, lui per quanto condanni il gesto del suicidio – pur ricordando in tono semi-trionfale che 15 anni fa è “capitato che qualche personaggio coinvolto in Tangentopoli si togliesse la vita” - fa pur sempre un paragone tra l'esempio giapponese e quello italiano. Il sottinteso è che forse era meglio si ammazzassero, se le conseguenze sono che i personaggi allora coinvolti ora facciano ancora parte della politica italiana. In Forza Italia, per di più.

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