[appunti]
C'è molta gente, là fuori, che si riempie la bocca di strane parole, di strani concetti. Molti dei quali, c'è da scommettere, possiedono un significato ai più ignorato. Uno di questi è il concetto di sperimentazione, spesso declinato anche come avanguardia o semplicemente omettendo il significante sostantivo e riferendosi al significato tramite l'uso dell'aggettivo sperimentale: come in matematica, invertendo l'ordine dei fattori – in questo caso utilizzando a rotazione termini più o meno sinonimi – il risultato non cambia.
In musica, poi, non ne parliamo. Chiunque senta qualcosa di nuovo alle sue orecchie, e meglio se qualcosa di “strano”, dalla presa commerciale scarsa e da scarne ambizioni da classifica, e meglio ancora se eseguito – performato – in maniera altrettanto “strana”, subito deve pronunciare quel termine, deve dire al primo che passa quella parola: sperimentazione.
Poi a volte ti capita di riascoltare dischi usciti una vita e mezza fa, e neanche questa volta [*] ti illudi che sia quella definitiva, né tantomeno pensi che prima di quello e dopo di quello non ci sia stato nulla. E però hai come l'impressione – magari nemmeno troppo giustificabile e/o giustificata – che quella volta lì, proprio una vita e mezzo fa, sia già stato detto tutto. Ed è inutile continuare a riempirsi la bocca.
[*] questa specifica volta, trattasi di Phaedra dei Tangerine Dream. Che, sempre per l'impressione di cui sopra, pare potersi fregiare del concetto di definitivo – se non vi sembra che anche io, in questo caso, mi stia riempiendo la bocca.
Etichette: musica
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