ometto irresistibile.
“[…]Devo a mio figlio tutte queste devianze da abitudini e prese di posizione decennali. Il piccolo miracolante ha compiuto un anno da poco e non sapeva, ovvio, che fosse la sua festa, o la mia, o quella del Bambino Gesù o di Babbo Natale, ma era felice - e come - di avere intorno a sé sorrisi, risate, gridolini, entusiasmi, luci, colori. Ma il bello, caro lettore, è che non l’ho fatto mica per lui. Sì, all’inizio sì, poi l’empatia mi ha travolto. Se un bambino gode delle feste, e con il passare degli anni più sono rituali e più ne gode, di certo ha ragione lui. Libero com’è da machiavellismi e cerebralismi e individualismi, si bea dell’esultanza collettiva, e la sua lezione - così istintiva e sana - è inoppugnabile, invincibile. La riprova è che nella festa di stasera, lui non c’entrerà proprio niente, anzi ne sarà escluso per forza di cose. Affidato a mani sicure (e sperando che non gli venga il pianto notturno, se no si torna indietro), i grandi si vestiranno di piume di pavone e andranno a spassarsela. Tanto, ho già scelto il mio buon proposito per l’anno prossimo e per tutti quelli che verranno: insegnare a mio figlio che si può essere diversi essendo uguali, a se stessi e agli altri.”
Etichette: Giordano Bruno Guerri
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