giovedì, gennaio 03, 2008

travagliate.

È curioso quale sia il modo usato da Marco Travaglio per difendersi da Giuliano Ferrara nell’ultima querelle tra i due. Perché Ferrara attacca Travaglio sulla base di cose dette da quest’ultimo. E quest’ultimo, un po’ a corto di argomenti, attacca Ferrara sulla base di fatti che il direttore del Foglio ha commesso in circostanze che non vedevano minimamente coinvolto Travaglio stesso. Un po’ quello che succede quando si è bambini: il bulletto se la prende con il più debole, che lo insulta facendo oggetto dello scherno proprio la presunta supponenza del bullo il quale, non avendo più da replicare ma solo da abbassare le orecchie, s’inventa che la mamma del debole è un po’ troia. E, sia detto, anche se lo fosse veramente, è una cosa che nel battibecco tra i due ragazzini non c’entra nulla. In questa precisa maniera opera Travaglio, che sull’Unità di oggi cita la condanna per violazione del diritto d’autore francese cui è stato condannato Ferrara per la pubblicazione non autorizzata di un articolo di Le Monde, con l’unico scopo di mantenere vivo lo screzio giornalistico tra i due. Lettura spassosa, perché è tutto un fiorire di Francia “paese serio, diverso dall’Italia”, citazioni di sentenze (esattamente come scrive i suoi libri, in Italia) e persino “Ferrara all’estero non lo nota nessuno”. Bugia, se non altro per la mole del soggetto in questione. E domanda: Travaglio, invece, lo notano?

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