mercoledì, maggio 28, 2008

non si vorrebbe esagerare con la dietrologia, ma tant'è

Che Emilio Fede sia quello che sia, ovvero un personaggio capace di farsi odiare in misura pari – se non maggiore – di quanto sia capace di farsi amare, non c'è dubbio. Ma non è quanto si odia – o si ama – Emilio Fede l'oggetto della questione. C'è invece che Fede, oggi, in seguito al ritiro dell'emendamento cosiddetto «salva Rete4» da parte della maggioranza, dopo l'ostruzionismo dell'opposizione, ha dichiarato che alla gente queste contese non interessano e che, comunque, «ci sono motivi che tutti sanno» per i quali il centrosinistra voglia «favorire Europa7 a scapito di Rete4»: affermazione che, per quanto possiate considerare Fede un fazioso al servizio del suo padrone, corrisponde in ogni caso alla realtà, ovvero far vivere l'antico sogno di inginocchiare il Cav., ora mettendo le mani sulla sua «roba» dopo aver cercato – invano – per quindici anni di imbrigliarlo con la giustizia. Fede ha poi aggiunto che «bisogna che qualcuno regali una televisione a Di Pietro», altrimenti quello continuerà ad «azzannare i polpacci» a Mediaset. Fermiamoci un attimo su questa affermazione, e leviamola per favore dal contesto di ironia con il quale è stata pronunciata. Di Pietro è, nell'opposizione, il politico che più si batte per spedire Rete4 fuori dall'etere – se poi sarà il satellite o il digitale, poco importa -, e con lui c'è il megafono dei Travaglio vari ed assortiti a formare il cosiddetto «partito delle procure», tanto che si è parlato nei giorni scorsi persino di una possibile candidatura di Travaglio stesso alle prossime Europee nelle fila dell'Italia dei Valori. Che alla gente, di fatto, delle contese Europa7-Rete4 importi poco, è sacrosanto. Che, invece, serva veramente a questo «partito» una televisione che funga da grancassa mediatica, e da qui il forte interessamento alla questione? L'allineamento editoriale parrebbe anche esserci, se è vero che il patron di Europa7 Francesco Di Stefano qualche mese fa era molto interessato all'acquisto dell'Unità, giornale di centrosinistra versione mozzorecchi e Travaglio-oriented, almeno prima dell'intervento salvifico del duo Soru-Veltroni, il primo a comprare il giornale e il secondo pronto a cambiarne il direttore, sognando Mario Calabresi o, alla peggio e più probabile, Concita de Gregorio, entrambi distanti anni luce dalle posizioni forcaiole e giustizialiste di Padellaro e Colombo.

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