giovedì, luglio 14, 2005

Carlo Rossella ci regala la più bella copertina (tele)giornalistica

Tg5, 0re 13.00. Parte la sigla, quella di sempre. Il sommario, con le notizie solo presentate - rimandi all’interno del telegiornale – in sequenza, brevi, veloci. Fai fatica a renderti conto di quali servizi vedrai. Poi oggi è partita una copertina. Le immagini del 7 luglio londinese, ad una settimana di distanza, scorrevano né troppo lente né troppo veloci. Sequenza sufficiente a renderti conto della tristezza. E poi una musica, la riconosco subito, è l’inno inglese. Ma nessuna banda, nessuna orchestra all’interpretazione. No, c’è il gruppo che è un po’ il simbolo musicale dell’Inghilterra post Beatles e post Stones: sono i Queen. Versione di God Save the Queen targata Brian May, il chitarrista di sempre. L’anno era il 1974 – o forse il ’75? – e il disco A night at the Opera. Una notte all’opera, ma qui le immagini parlano di una giornata all’inferno. Del terrorismo islamista. Ci sono tutti: i ragazzi e le ragazze spaventati e coperti con le protezioni ignifughe e anti attacco chimico. Le urla, le facce sgomente dei Birtish Men, con quel loro aplomb andato a farsi benedire, per scacciare la malignità di quella mattina. La ragazza con la maschera – già paragonata all’Urlo di Much – che di quella strage ne è diventata il simbolo. E l’emozione si è fatta sentire. Ci si è sentiti tutti inermi di fronte a tanto odio, tutti impossibilitati a reagire – e con la rabbia: chi dovrebbe coordinare la reazione sta invece distribuendo carezze in cambio di applausi dall’altro schieramento. Emozione, dicevo. Amplificata da quello scivolare di dita di Brian May, scivolare che mai – nelle quattromila volte che ho ascoltato quel pezzo in quella versione – mi è sembrato così ‘pieno’, così coinvolto, così fiero, lacerato (e lacerante) allo stesso tempo. Quelle tante, tantissime chitarre sovraincise una sull’altra creando un effetto corale, sembravano tante grida di dolore e tante promesse di sopravvivenza. Carlo Rossella oggi ha regalato la più bella copertina di telegiornale di questo anno. Non c’è dubbio.

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